sabato 13 aprile 2013

VENTI DI CRISI....è primavera.







Frazionano la morte in migliaia di caramelle,
le confezionano, e noi apprezziamo la morte al sapor di fragola.

Frazionano la morte in migliaia di negozi,
li allestiscono, e noi apprezziamo la morte portando la famiglia a far compere.

Io però,
in un negozio, mentre compravo la morte  mi innamorai.
Da quel giorno smisi di aver paura di morire


Niente muore se ciò che deperisce non ti appartiene. Dunque non abbiamo nulla da temere.
Non era forse scritta questa crisi dieci anni fa a Genova?
Cosa sta collassando?.
Il nostro voler mangiare sempre quel tantino in più sta collassando, il nostro pensare " tanto si vive una volta sola" .
Io non sono tanto sicuro di vivere una volta sola e non perché credo al paradiso. Credo nelle nostre mille vite che nascono e muoiono giornalmente. Nelle nostre città che nascondono migliaia di città.
Lo si respira in un campo Rom che la maggioranza non vede ma che poi ti si spalanca davanti in tram quando il tuo vicino puzza e tenta di rubarti il tuo portafoglio.
Come possiamo non accorgerci di essere ciechi?. Chiudiamo gli occhi ogni santo giorno accendendo quella fottuta televisione e poi ancora, e ancora nel nostro sentirci comunque dalla parte giusta.
SIAMO COSI' SICURI DI ESSERE DALLA PARTE GIUSTA?. ESISTE UNA PARTE GIUSTA?.
Io non credo in un mondo diviso in due, in bene e male.
Vedo semplicemente il nostro sistema obeso fatto di migliaia di ecologisti che non sanno cosa sia un sentiero di montagna, che una latrina per loro è roba dell'800', che non sanno cosa sia Mirafiori adesso e cos'era quarant'anni fa dove gli italiani vivevano come scarafaggi nelle soffitte e se ne andavano, partivano senza poter portarsi i figli tanto che qualcuno li nascondeva nelle sacche e li faceva adottare da qualche svizzero o tedesco compiacente.

Intravedo la primavera però, anzi è già arrivata e dunque non temo più.

Poi ci siamo noi. Quelli che spesso la rivoluzione potrebbe arrivare come un treno perchè è il momento giusto cazzo. E' da quarant'anni il momento giusto per fare la rivoluzione e quinci cala il Romanticismo, sgorgano le masse ignoranti, da educare all'anticonformismo perché in piazza non scende più nessuno. Manie di grandezza le nostre che nascondono forse solo complessi d'inferiorità verso che cosa?. Le bandiere rosse non tirano più ma poi quando ne si vedono più di dieci assieme ritorna il vigore, la rivoluzione dietro l'angolo, poi le elezioni, poi l'autocritica come climax discendente. Perennemente minoranza.

Ma la primavera arriva però, e fiorirà ne sono quasi certo. Perché non di bandiere rosse mi nutro e nemmeno di numeri o di parlamenti da aprire come scatole di tonno. Viaggio a lungo termine con pochi principi, solide certezze, sicurezze, amici. Rivoluzionari nel senso più profondo del termine proprio perché in piazza ci mando i pensieri, poi i piedi e poi cuore. E di piazze ne conosco di molteplici e le frequento tutti i giorni ma non sono le vostre o le loro. Sono piazze di speranza e di dolore. Sono consapevolezza che se il sistema non funziona in silenzio ne stiamo costruendo un altro che forse un giorno renderà obsoleto questo  straparlare di numeri, politici e teorie economiche del cazzo.

No, non ci hanno rubato il futuro. Ci hanno rubato il futuro che prevedevano per noi e dunque se lo tengano con gli interessi.

Credevano loro di fermare le migrazioni, hanno ottenuto il contrario e per questo non fermeranno noi ad una condizione però; dobbiamo rinunciare.
Per me rinuncia non vuol dire sofferenza. Rinuncia è saper accorgersi di ciò che noi come occidente siamo, da dove veniamo, ma soprattutto accorgersi di dove stiamo andando.....a sbattere.
Il mio obiettivo con il tempo si sta costruendo grazie anche ai miei compagni di viaggio.

Non abbiamo nulla da perdere proprio perché le evidenze della nostra condizione di essere giovani in tempo di crisi ci parlano ogni giorno di catastrofi e futuri impossibili.
Dobbiamo reinventarci.

Ci si prova, ogni giorno, si soffre molto forse troppo. Fa male si, è vero, ma ci credete voi al futuro che parla da Maria De Filippi?. Io no. Credo al nostro, a noi e non alle nostre copie ritratte nei programmi di giovani politici avvenenti e ciarlatani.

Credo alla primavera che quest'anno sembra non arrivare mai. Ma dopo tanta pioggia e tanto freddo sono sicuro che arriverà.

E allora i maestri delle larghe intese, i signori che non hanno altre alternative, i portavoce dell'Italia bisognosa di un governo saranno ancora dentro al loro inverno umido e senza fine. Per quanto mi riguarda, credo sia il momento di spegnere tutto e di andare a godermi il sole che sta per arrivare.


                                                                                               "La morte non esiste più", Baustelle.



                                                                                    




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