giovedì 11 aprile 2013

Una Triste Epopea - Il destino dell'underground musicale in poche righe




Da molti anni a questa parte il destino della musica italiana sembra aver preso una direzione rivolta sempre più verso la produzione artistica offerta dalle “Major” e sempre meno verso ciò che realmente fa della musica un efficace metodo d’espressione: l’underground. 

Per “underground” si intende la vastissima scena musicale che vuole tenersi a debita distanza dai canoni imposti dalla società odierna e dagli schemi dettati dalla commercializzazione della musica che ha visto, dagli inizi degli anni ottanta, l’industria musicale e i discografici imporsi sull’artista e sul percorso creativo dello stesso.

Ma cosa comporta per una band restare nell’underground? Qual è il prezzo da pagare per combattere le pressioni di un mercato come quello della musica, costantemente minacciato dalla pirateria informatica?

Prima di tutto bisogna evidenziare quello che per gli artisti è sempre stata una spina nel fianco: il diritto d’autore. Essere detentori di un diritto d’autore significa dover far fronte alle spese per mantenerlo, ma naturalmente nel paese di santi, poeti e navigatori a mettere il bastone tra le ruote è la stessa nebulosa entità che sostiene di aiutare gli “artisti ed editori”. 

Ovviamente si parla della SIAE* la quale, fortunatamente, con la digitalizzazione della musica è stata lentamente rimpiazzata da organizzazioni non profit quali Creative Commons che - pur donando la paternità dell’opera al richiedente dell’attribuzione, difendendola quindi dagli avvoltoi del plagio - permettono la diffusione delle opere originali.

In secondo luogo va affrontata la chimera rappresentata dal guadagno: ormai la musica è facilmente ottenibile tramite internet (ahimè, chi non l’ha mai fatto?) e pensare di spendere anche solo 5 euro per acquistare un album di un artista/gruppo underground supportandolo e permettendo così che le fatiche spese per produrre brani del valore ben più grande di quello scritto sull’etichetta siano appagate, sembra una follia.

Quindi, se ora stai leggendo queste righe e ti ritieni supporter della musica underground ma non sborsi un centesimo per supportarla, MUORI.

*[La SIAE è un tipico ente pubblico italiano appartenente al regno delle Plantæ parassitarie, più precisamente alla famiglia delle “Consortium mafiosum”. Essendo una creatura parassitaria la sua vita è determinata dallo sfruttamento delle risorse che il corpo occupato le può offrire, si nutre quindi del denaro, sangue e sudore di migliaia di musicisti, poeti, pittori e molte altre innocue creature il cui sogno è poter vivere seguendo le loro passioni]

1 commento:

  1. la SIAE può andare a farsi fottere! o viene abolita o il mercato musicale persisterà nel nero

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