mercoledì 10 aprile 2013

Siamo nella merda



Il timoniere mi fissa con gli occhi sbarrati.
Terzo giorno dacché siamo nella scialuppa.
Non si vede terra. Non si vede fine. L'orizzonte è l'unico limite. Il mare l'unico spettacolo.

E ora ce ne ha preparato uno di quelli spaventosi.

Siamo partiti un mese fa con una ciurma molto raffazzonata e poco credibile: un'accozzaglia di vecchi e di ladri e di sbarbatelli e di incompetenti assurdi. Quelli buoni sono colati a picco quasi tutti.
Levata l'ancora scoppia l'ammutinamento.
Il comandante se ne sta zitto mentre ci scanniamo - in mezzo ad una bonaccia che al confronto il mare piatto del Vecchio Marinaio sembrava il 150° piano di un grattacielo di Tokio con 8 gradi Richter - per un tozzo di pane e un bicchier d'acqua.

Ma noi siamo di più
Ma noi siamo nuovi
Ma ne vogliamo anche noi
Lasciamo decidere al comandante

Il comandante sa già tutto. Sa che i marinai delle imprese precedenti sono dei poco di buono invisi ai sette mari e che però se si distrae abbastanza a lungo la ciurma si potrebbe arrivare in porto.
Saggiamente se ne sta zitto. Non vuole rischiare di essere impiccato al pennone come successe anni e anni prima ad uno dei comandanti della barca che aveva osato trasformare il veliero in nave negriera e far frustare tutto e tutti.

Lascia che siano i capetti e i kapò della situazione ad accorgersi che non c'è via d'uscita convenzionale.
L'odio è enorme.
D'altronde è anche bonaccia. Calma piatta. Nessun pericolo all'orizzonte.

D'un tratto il mare si anima.
Superstiziosi come vecchie ciabatte i gruppetti di marinai fanno a gara a congratularsi.
Ce ne sono un paio che suggeriscono che non è oro tutto quel che luccica ma da cassandre quali sono finiscono fuori bordo.
Le onde si fanno più alte; la barca prende velocità.
Una parte sempre più considerevole di marinai ha  iniziato a tacere.

Tengono un profilo basso e più gli altri urlano più loro si fanno vedere calmi.

Noi nel frattempo ci riduciamo a guardare l'acqua e sospirare.
Iniziamo a vedere sagome buie in fondo agli abissi. La cosa non ci piace.
Svegliamo un paio di marinai come noi che si erano assopiti cullati dalle urla belluine di accusa che gli altri si lanciano.
Caliamo la lancia con gli occhi delle stelle a farci da testimoni mentre gli urlatori dormono.
Urlare è faticoso - si sa - e non c'è da stupirsi se poi alla gente ciondola la testa ad una certa ora.

Partiamo alla ricerca della nostra fortuna.

E qui ritorniamo alla prima scena.
All'orrore dipinto negli occhi del timoniere che urla sconvolto da un parossismo d'angoscia:
TEMPESTA DI MERDA A DRITTA!

Il nostro pensiero va a chi si trova sulla barca e non sa cosa l'aspetta.
Forse noi ce la caveremo.
Ma se forse non punterei una conchiglia lucente sulla mia vita so già che puntarla su quella di chi è rimasto sulla nave sarebbe follia pura.

Ci prepariamo all'impatto.

Nessun commento:

Posta un commento