venerdì 22 novembre 2013

LA DIGNITA' DI CHI LOTTA, LA VERGOGNA DEI GIUSTI.


  
E' troppo facile svegliarsi il sabato mattina senza la sveglia.
E' troppo facile pure prendere il motorino, mettersi il casco e partire per andare a fare colazione.
Tutto sembra più facile anche alla guida, le strade sono meno trafficate, la città si sveglia più lentamente.
Il cielo non si illumina il sabato mattina a Novembre, aspetta che sia il sole a vincere la nebbia.

Ed è proprio quando la classica quotidianità da giorno festivo sembra realizzarsi che qualcosa infondo al viale sembra muoversi. 
Foschia rossa di fumogeno, tute bianche alla sede dell'ATER...mi fermo. 

" Sposto la macchina" , sussurra una barista impaurita.
Ma quale paura, la cosa dura pochi istanti, le porte dell'ATER vengono sigillate, le vetrine coperte da volantini e striscioni e il tutto finisce, hanno fretta di risalire questi. 
Riparto dunque per la mia colazione, ho qualcosa da raccontare insomma ma quì mi sbaglio perchè quella nebbia rossa ritorna improvvisa. Ricompaiono loro, questa volta l'obiettivo è una caserma abbandonata , la Rocchetta, rianimata per un paio di minuti da altri slogan e striscioni. Poi ripartono. 

Allora è destino penso, questi mi seguono e sai cosa penso? Penso che la colazione può aspettare, sarò io adesso a seguire loro. 
Riparto anche se sono in riserva, il viaggio è breve per fortuna perchè la tappa sembra essere l'ex sede dell'INPS in Via Torino. Stesse scene, slogan, striscioni e fumogeni. 
Questa volta è diverso, il sole è spuntato, i passanti sono molti e molti sono immigrati. Guardano, sorridono ed approvano.
Una signora appoggia le borse della spesa, decide di immortalare il momento, approva pure lei. 

E io approvo? 

Io osservo per il momento. Pare che il tema sia interessante, gli slogan parlano chiaro: " Il degrado si combatte con la dignità, case per tutti! " 
Anche un democristiano approverebbe. 

Torno a casa ed accendo il computer.
 Ecco che arriva la condanna da parte di qualcuno penso, detto fatto. 
Violenti, anti-democratici e fuori dalla storia sono le parole usate. Eppure io di violenza non ne ho vista. Eppure il tema è condivisibile anche da un democrtistiano torno a pensare.

Il fuoco della polemica è ben centrato, l'ATER definito come un ente che ha i suoi limiti ma anche i suoi pregi, l'invito alla concertazione e al dialogo. Questi però dimenticano qualcosa.
Dimenticano l'ex caserma abbandonata, il classico posto che non noti, quasi fosse uno sfondo ideale per il tuo tragitto parcheggio-centro, un non-luogo senza importanza in apparenza.
L'ex INPS ancora meno appariscente perché situato in una zona della città che molti fanno finta di non vedere ma che esiste e ci parla, basterebbe ascoltare cos'ha da dirci. Basterebbe ascoltare le storie degli abitanti di quel quartiere per annusare la violenza vera, quella tacita di chi ben parla ma non risolve niente, quella di chi si dimentica del territorio creando buchi neri, degrado, abitazioni per topi salvo poi costruire nuovi complessi commerciali come specchietto per le allodole. 

Io, mezzo attivista per caso mi trovo in conclusione a ritenere violenti tutti coloro che il territorio lo ammazzano di nuove costruzioni, lo addormentano di complessi abbandonati, mentono piangendo perché nessuno si occupa del problema degli sfratti. 

Il sabato non è finito, caricato di vigore politico vengo inaspettatamente invitato ad una conferenza del Partito Democratico. Stanno scegliendo il nuovo segretario, il Senatore che parlerà appartiene alla sinistra di quel partito, che di sinistra non ha niente. "E' sabato" penso, dunque ci vado, non ho niente da fare oggi. 

Eta' media 50 anni eppure la parola "giovani" continua a tornare.
La mia speranza è quella di sentir pronunciare parole quali, lavoro, crisi, magari se son fortunato proprio emergenza casa. 
Mi sbaglio. Il tema è la giustizia, la decadenza di Berlusconi, il caso Cancellieri. Il pubblico è ammaestrato, mi annoio, decido di intervenire. 
Le parole in questi momenti non sono mai giuste, ripensandoci avrei potuto fare di meglio. 
Attacco i giovani di quel partito, il loro desiderio di far solo campagna elettorale, la loro distanza dai problemi e il colpo va a segno. Li attacco sul problema della casa, li invito alla partecipazione, critico il comune per le modifiche al regolamento della Polizia locale, già che ci sono parlo di Tav e del trasporto locale. Qualcuno sbuffa, molti applaudono e sedendomi sono stupito. La conferenza termina ed ecco che arrivano i militanti, mi chiedono informazioni, si complimentano, mi spiazzano perché chiedono incontri, mi danno i loro recapiti.

Sono dunque confuso ma ho una certezza. 
Esiste una distanza che va colmata, esistono gli opportunisti, esiste un nervo scoperto in città che mostra case sfitte, sfratti e povertà ma anche la predisposizione da parte di molti a chiudere gli occhi, a condannare in malafede con argomenti come quello della violenza. 
La violenza in atto è quella che crea sfrattati, che demolisce quotidianamente la dignità delle persone, che in nome della crisi trasforma in privilegio ciò che dovrebbe essere un diritto: quello di avere una casa, un reddito, una dignità. 

Esiste poi un altro tipo di distanza tra chi le cose le fa e chi le commenta. Questa distanza deve essere colmata e le possibilità per farlo ci sono. Basterebbe imparare a viverle le cose cercando almeno per un momento di entrare dentro i problemi, provare a cercare di capire quali possono essere le soluzioni, evitare di descrivere ciò che a prima vista sembra puro spettacolo, evitare di essere cronisti per essere invece individui in movimento. Informare non è far cronaca ma cercare di mostrare quali emozioni sono in campo in un determinato contesto, quali sono i punti di vista in conflitto. 
L'informazione che non prende posizione non esiste, esiste purtroppo chi crede che i suoi articoli siano al di sopra delle parti. 

Tutti i giornalisti difendono la propria parte anche inconsapevolmente, il lettore questo è bene che lo capisca.
E' una questione di scelta, di appartenenza. Io ho scelto. 
Scelgo anche di evitare l'ipocrisia, non ho paura di affermare che la società non essendo omogenea si nutre di conflitto. I portavoce della concertazione, della diplomazia prima di tutto, non fanno che creare ulteriore violenza perché pensare ad una società pacificata, diplomatica e razionale è pensare ad un mondo senza stimoli, senza armonia. 
Chi vuole concertare ha sempre poi fatto i conti con chi invece si vuole ribellare.

Don Gallo descriveva la sua vita come un viaggio in direzione contraria ed ostinata.
 Da suo profondo estimatore non posso che cercare umilmente la sua strada, sicuro che a quelle tute bianche quel sabato mattina di Novembre una benedizione l'avrebbe volentieri data. 

Note:





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