Il post sarà molto lungo, ma è necessario.
Premetto che si tratta di un lavoro solo parzialmente originale, le fonti le trovate in fondo al post.
Perché scrivere di Bobby Sands a trentatré anni di distanza dalla sua morte?
Perché resta un esempio incredibile di forza morale: un ragazzo di ventisette anni che si lasciò morire di fame per protesta, per ottenere non solo condizioni carcerarie migliori ma per garantire un futuro di pace e libertà alla propria gente.
Perché viene costantemente strumentalizzato: dai fascisti di casapound e simili ai venetisti, tutti tentano di aggrapparsi alla memoria di un ragazzo repubblicano e socialista morto in carcere per promuovere idee che con Bobby Sands hanno poco a che fare.
TIOCFAIDH ÁR LÁ! (Il nostro giorno verrà)
Robert Gerald “Bobby” Sands (in gaelico Roibeard Gearóid Ó Seachnasaigh; 1954-1981) è stato un militante dell'IRA, comandante dei detenuti repubblicani nel carcere di Long Kesh, scrittore e membro del parlamento inglese, divenuto famoso durante lo sciopero della fame del 1981 nel carcere di Long Kesh in quanto leader della protesta e prima vittima.
Nasce a Rathcoole, quartiere lealista di Belfast Nord, nel 1954 come primogenito nella famiglia Sands; a lui seguiranno Marcella (1955), Bernadette (1958) e John (1962). Trascorse i primi dieci anni della sua vita nell'area di Newtownabbey, sempre a Belfast Nord, prima che la famiglia fosse costretta a trasferirsi nel 1964 in seguito a intimidazioni lealiste iniziate addirittura nel '62.
Di quel periodo Bobby scrisse successivamente dicendo di essere stato “solamente un ragazzo della classe operaia proveniente da un ghetto nazionalista, ma è la repressione che crea lo spirito rivoluzionario.” La sorella Bernadette ricorda che era normale per loro avere amici protestanti tanto quanto l'avere amici cattolici e che Bobby aveva amicizie di entrambe le fedi. La situazione precipitò quando gli stessi amici presero parte alle minacce e alle intimidazioni che costrinsero la famiglia Sands ad abbandonare la loro casa di Doonbeg Drive a Rathcoole nel giugno 1972 per trasferirsi a Twinbrook, vicino alla zona nazionalista di Belfast ovest.
Bobby Sands nel 1973 durante il primo periodo di carcere |
Il retroterra culturale, le esperienze vissute da Bobby e le sue ambizioni non erano molto diverse da quelle di un qualsiasi suo coetaneo dell'epoca; furono le intimidazioni che perseguitavano lui e la sua famiglia a portarlo a diciotto anni ad aderire al Movimento Repubblicano e all'IRA. Lo stesso anno (1972), fu arrestato per possesso di armi da fuoco e trascorse tre anni nella prigione di Long Kesh con lo status di prigioniero politico, prima di essere rilasciato nel 1976. Durante il periodo di detenzione aveva imparato a parlare gaelico e a suonare la chitarra, due attività che accompagnarono anche il periodo di prigionia nei blocchi H durante le blanket e no-wash protest prima e lo sciopero della fame poi, come ricorda lo stesso Sands in “One Day in My Life” e nel suo diario.
Una volta libero, Sands riprese la sua attività nel movimento lavorando contemporaneamente per la comunità di Twinbrook dove era tornato a vivere con la famiglia. Sua sorella Bernadette ricorda come Bobby si fosse impegnato a fondo nel suo lavoro per l'Associazione degli inquilini (Tenants’ Association), al punto da diventare una figura molto importante per tutto il quartiere. Dopo appena sei mesi, Sands venne trovato con altri tre compagni in un auto posteggiata nelle vicinanze del luogo in cui vi erano stati un attacco bomba e una sparatoria in cui vennero feriti due uomini. La polizia trovò un revolver nell'auto.
I quattro vennero portati nella caserma di Castelreagh in cui furono sottoposti a sei giorni di brutali interrogatori scanditi da insulti, minacce e percosse. Bobby rifiutò di rispondere alle domande della polizia se non citando il proprio nome, cognome, età e indirizzo; passò poi i seguenti undici mesi in custodia preventiva, prima del processo tenutosi nel settembre 1977. I quattro vennero condannati a 14 anni di carcere ciascuno per il possesso del revolver, poiché il giudice ritenne impossibile collegarli all'attentato.
Bobby Sands trascorse i primi ventidue giorni in cella d'isolamento, di cui quindici completamente nudo, nella prigione di Crumlin Road. Trasferito a Long Kesh nei blocchi H, aderì alla blanket protest e iniziò a scrivere prima per Republican News e per An Phobhacht/Republican News (dopo la fusione dei due giornali nel 1979) utilizzando il nome della sorella Marcella come pseudonimo. Lo pseudonimo era strettamente necessario in quanto i suoi articoli, come tutte le comunicazioni da e per i prigionieri, venivano scritti su carta igienica e contrabbandati da amici e parenti.
Bobby, come del resto anche i suoi compagni di prigionia, soffriva per la mancanza di molti oggetti e abitudini quotidiane, come libri, sigarette, giornali, l'esercizio fisico o il semplice stare all'aria aperta, oltre che per il brutale clima di violenza della prigione. Divenuto nel frattempo Responsabile delle Pubbliche Relazioni (PRO – Public Relations Officer) dei detenuti repubblicani, Sands denunciò a più riprese il comportamento delle guardie carcerarie e la complicità dell'amministrazione carceraria che accompagnava i pestaggi e le vessazioni cui i prigionieri erano sottoposti.
Le continue violazioni dei diritti umani dei prigionieri praticate dalle autorità carcerarie diedero origine alle blanket e no-wash protest che accompagnarono i quattro anni passati da Bobby nei blocchi H di Long Kesh: la prima, caratterizzata dal rifiuto di indossare l'uniforme della prigione che veniva sostituita da lenzuola e coperte (da cui il nome della protesta), mirava a contrastare la politica di ulsterizzazione e criminalizzazione della guerra repubblicana comparando i detenuti paramilitari ai criminali comuni (dopo aver tolto loro lo status di prigionieri politici nel 1976); la seconda invece era una diretta reazione ai pestaggi e alle umilianti perquisizioni che si verificavano nel tragitto dalle celle ai bagni: per questo i prigionieri iniziarono a rifiutare di lavarsi o di recarsi ai bagni.
Come ebbe a scrivere Sands in “One Day in My Life”, le condizioni igieniche nelle celle dei Blocchi erano pessime: il freddo intenso, il fetore di escrementi, la sporcizia erano caratteristiche comuni. La mancata rimozione degli escrementi dalle celle era infatti una delle rappresaglie attuate dai secondini nei confronti dei detenuti, i quali erano costretti a liberarsi delle feci spalmandole sui muri e aspettando che si seccasse; i buglioli pieni di urina venivano rovesciati in corridoio da sotto la porta, sperando di non sporcare i secondini che altrimenti si sarebbero vendicati (come racconta in Un giorno della mia vita), e successivamente il contenuto veniva fatto rientrare nelle celle dagli inservienti; quando la situazione si faceva insopportabile, interveniva il personale della prigione che provvedeva a disinfettare le celle con detergenti ad alto contenuto di ammoniaca in presenza dei prigionieri: l'aria diveniva tossica al punto da costringere alcuni dei detenuti a spaccare le finestre per poter respirare, salvo poi soffrire terribilmente il freddo.
Il 27 ottobre 1980, a seguito del fallimento delle trattative tra il Segretario di Stato per l'Irlanda del Nord Atkins e il cardinale irlandese Ó Fiaich, sette prigionieri cominciarono uno sciopero della fame. Bobby si offrì volontario, ma venne rifiutato succedendo invece a Brendan Hughes, in sciopero della fame, come O/C (Officer Commanding) dei detenuti repubblicani.
Durante lo sciopero fu riconosciuta la sua autorità anche dalle autorità carcerarie, che gli permisero di incontrare Hughes e gli striker più volte nel corso della protesta; per quanto la decisione di sospendere lo sciopero fosse stata presa autonomamente dai sette partecipanti, A Bobby fu data l'opportunità di incontrare i leader dei detenuti repubblicani dei Blocchi 4, 5 e 6 la sera del giorno stesso in cui terminò la protesta.
Oltre ai momenti caldi della protesta, le violenze e le angherie delle guardie e le sofferenze, Bobby nei suoi articoli ricorda anche alcuni momenti più felici trascorsi assieme ai compagni: come forma di distrazione e come impegno rivoluzionario, i prigionieri avevano organizzato lezioni di gaelico in cui un maestro insegnava e interrogava i compagni sulla lingua celtica; in occasione dei compleanni i detenuti si impegnavano in gare di canto; si compiaceva della furbizia dei prigionieri nel passarsi sigarette e messaggi tramite mezzi rudimentali ma indubbiamente ingegnosi. Non è inusuale ritrovare tracce di ciò nei brani scritti da Bobby, che cercava di mantenere il morale collettivo il più alto possibile; Sands stesso si permette alcune battute nel diario che terrà dei primi 17 giorni di prigionia, scherzando sull'impatto negativo delle sigarette sulla sua salute o ammettendo candidamente di essere pronto alla fuga nel caso il cibo lo avesse “attaccato” cioè se tale cibo si fosse animato e lo avesse incalzato nel tentativo di farlo mangiare.
Il 19 dicembre 1980 Bobby rilasciò una dichiarazione in cui affermò che i prigionieri si sarebbero rifiutati di indossare l'uniforme e di compiere alcun tipo di lavoro. A seguito di ciò iniziò a trattare con il direttore, Stanley Hilditch, per raggiungere un accordo e porre fine alle azioni di protesta, ma come disse lo stesso Bobby la “nostra buona volontà e la nostra flessibilità si sono rivelate vane”, in quanto le autorità carcerarie richiedevano piena conformità alle regole della prigione, il che sarebbe risultato nell'accettazione dello status di criminali comuni.
Per questo motivo Bobby Sands si propose volontario per guidare un nuovo sciopero della fame: questa volta, a differenza dell'anno prima, avrebbe iniziato da solo il digiuno il primo marzo e gli altri volontari l'avrebbero seguito uno alla volta a distanza di due settimane l'uno dall'altro. In questo modo si pensava di poter sottoporre il governo di Westminster ad una pressione maggiore, anche se Sands stesso non si faceva molte illusioni ed era convinto sarebbe stata necessaria almeno una vittima per ottenere lo status di prigionieri politici.
Le cinque richieste degli striker del 1981 erano le stesse avanzate l'anno prima:
1. il diritto di indossare i propri vestiti e non l'uniforme della prigione;
2. il diritto ad essere esentati dai lavori in carcere, eccetto quelli necessari per la pulizia e il funzionamento dei loro settori e in quantità tale da tenere conto del tempo necessario per lo studio;
3. il diritto di libera associazione con gli altri prigionieri politici durante le ore di svago;
4. il diritto a una visita e a una lettera o un pacco alla settimana, oltre alla possibilità di organizzare autonomamente il proprio spazio educativo e i momenti di svago;
5. il diritto alla riduzione della pena, così come era previsto per i detenuti comuni.
I primi diciassette giorni dello sciopero vennero descritti in un diario, in cui Bobby raccontava i propri pensieri e le proprie emozioni, scritto su pezzi di carta igienica e contrabbandato di nascosto fuori dalla
prigione. Nel diario non dimostra alcuna paura di morire, riuscendo alle volte persino a scherzare, nonostante fosse consapevole del progressivo aggravarsi delle proprie condizioni fisiche, come stanno a dimostrare i riferimenti alla stanchezza e alle difficoltà che incontrava nel compiere anche le più semplici azioni quotidiane come bere o pettinarsi. Bobby parla spesso di ciò che gli accade intorno, dei secondini, degli sviluppi politici o più semplicemente dei compagni e del sostegno che arriva alla loro causa, come nel caso della conversazione con il giornalista O'Cathaoir avvenuta il 3 marzo. O'Cathaoir ne ricorda in particolare la forza d'animo, il coraggio, l'affetto per i compagni e la maturità con cui stava affrontando la propria battaglia.
Il 23 marzo, sei giorni dopo la conclusione del diario, venne trasferito nell'ospedale del carcere dopo aver perso 7.26 kg; sette giorni dopo venne candidato alle elezioni per rimpiazzare il defunto parlamentare rappresentante del seggio di Fermanagh-South Tyrone Frank Maguire. In occasione della candidatura, Bobby ricevette la visita del suo agente elettorale, Owen Carron, che si dimostrò stupito dal suo aspetto: nonostante fosse ancora in buona forma era “molto magro e i suoi capelli erano molto corti anziché lunghi come nei poster”.
Nonostante la vittoria elettorale, Sands non si dimostrò molto ottimista riguardo al proprio destino: riteneva infatti che il governo inglese non si sarebbe piegato neppure di fronte alla morte di un proprio parlamentare. Nonostante la sua posizione fosse disperata, mantenne la propria lucidità fino alla fine, anche quando il suo fisico era allo stremo, come ricorda Jake Jackson, suo ex-compagno di cella, del racconto di Brendan Bik McFarlane, che fu l'ultimo a visitarlo la sera del 4 maggio: per quanto stesse riverso sulla sedia a rotelle e avesse perso la vista da un occhio, si era voluto informare su chi fosse stato scelto per condurre le trattative con il governo inglese.
Alle ore 1.17 del mattino del 5 maggio 1981 si spegneva infine Bobby Sands nell'ospedale dei Blocchi H di Long Kesh.
Bibliografia
Bobby Sands Trust, "Bobby Sands MP"
http://www.bobbysandstrust.com/bobbysands
[Il presente testo è tratto dalla tesi di laurea triennale "Il diario di Bobby Sands: un'analisi di traduzione" di Leonardo Professione, depositata presso l'Università di Trieste. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna riproduzione può essere effettuata senza il previo consenso dell'autore, qualsiasi il fine]
prigione. Nel diario non dimostra alcuna paura di morire, riuscendo alle volte persino a scherzare, nonostante fosse consapevole del progressivo aggravarsi delle proprie condizioni fisiche, come stanno a dimostrare i riferimenti alla stanchezza e alle difficoltà che incontrava nel compiere anche le più semplici azioni quotidiane come bere o pettinarsi. Bobby parla spesso di ciò che gli accade intorno, dei secondini, degli sviluppi politici o più semplicemente dei compagni e del sostegno che arriva alla loro causa, come nel caso della conversazione con il giornalista O'Cathaoir avvenuta il 3 marzo. O'Cathaoir ne ricorda in particolare la forza d'animo, il coraggio, l'affetto per i compagni e la maturità con cui stava affrontando la propria battaglia.
Il 23 marzo, sei giorni dopo la conclusione del diario, venne trasferito nell'ospedale del carcere dopo aver perso 7.26 kg; sette giorni dopo venne candidato alle elezioni per rimpiazzare il defunto parlamentare rappresentante del seggio di Fermanagh-South Tyrone Frank Maguire. In occasione della candidatura, Bobby ricevette la visita del suo agente elettorale, Owen Carron, che si dimostrò stupito dal suo aspetto: nonostante fosse ancora in buona forma era “molto magro e i suoi capelli erano molto corti anziché lunghi come nei poster”.
Nonostante la vittoria elettorale, Sands non si dimostrò molto ottimista riguardo al proprio destino: riteneva infatti che il governo inglese non si sarebbe piegato neppure di fronte alla morte di un proprio parlamentare. Nonostante la sua posizione fosse disperata, mantenne la propria lucidità fino alla fine, anche quando il suo fisico era allo stremo, come ricorda Jake Jackson, suo ex-compagno di cella, del racconto di Brendan Bik McFarlane, che fu l'ultimo a visitarlo la sera del 4 maggio: per quanto stesse riverso sulla sedia a rotelle e avesse perso la vista da un occhio, si era voluto informare su chi fosse stato scelto per condurre le trattative con il governo inglese.
Alle ore 1.17 del mattino del 5 maggio 1981 si spegneva infine Bobby Sands nell'ospedale dei Blocchi H di Long Kesh.
Bibliografia
Bobby Sands Trust, "Bobby Sands MP"
http://www.bobbysandstrust.com/bobbysands
Sands,
Bobby. One Day in my Life (Un giorno della mia vita.
L'inferno del carcere e la tragedia dell'Irlanda in lotta), tradotto
e curato da Silvia Calamati, Milano, Giangiacomo Feltrinelli
editore, 2011
Calamati,
Silvia. Tre foto, tre canzoni, una
poesia dall'Irlanda. In
Canto un mondo libero.
Poesia-canzone per la libertà, a
cura di M. Fazzini. 189-205 Pisa, Edizioni ETS, 2012
[Il presente testo è tratto dalla tesi di laurea triennale "Il diario di Bobby Sands: un'analisi di traduzione" di Leonardo Professione, depositata presso l'Università di Trieste. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna riproduzione può essere effettuata senza il previo consenso dell'autore, qualsiasi il fine]
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