domenica 24 maggio 2015

Nando, figlio di un pescatore.








NANDO, FIGLIO DI UN PESCATORE.

 Ama filare veloce in città senza motivo, che la sua percezione di velocità è lentezza agli occhi delle automobili.
Pensa e pedala rallentando il battito del cuore accelerato e mentre lo fa, il tempo uguale per tutti, gli concede una tregua.

Filava Nando, più veloce del vento, dalle colline fino in città; conosceva l'amore come la strada di casa e in mezzo al cielo, cicale.
Sorrideva al sole prendendosi gioco delle nuvole, una pedalata d'anguilla sgusciante, l'occhiolino al mare per scaramanzia prima di girare la curva delle mura.
Sui banchi di scuola stava innaturale come un tonno impigliato alla rete laggiù dove c'è il mare. Figlio di pescatore, conosceva il nome dei venti, dei mari e delle isole, delle calle sconosciute e dei fondali affollati: tutto ciò che serve allo spirito ma non alla maestra.

Poco importa, Nando figlio di un pescatore amava il mare come la sua bicicletta , sapeva l'amore e il suono delle onde; il sole di mezzogiorno, il caldo giallo che solo le formiche sanno sfidare.
Bastava poco ed erano sorrisi: un agrume all'ombra, il bucato di Marsiglia e il pensiero di mamma prima di dormire. La città da casa era lontana, Nando lo sapeva e gioiva di nascosto.

Nando metafora di un tempo lontano, oggi pedala nel deserto anche se per lui conta ancora il porto con le barche di legno. Pedala per sostituzione, talvolta sospira la sera che tanto c'è mamma a consolare; il mondo sconvolge ma ne vale ancora la pena.
Nando sogno del tempo presente vola a caccia di lucertole incolpevoli, baciato dal sole in quei giorni dai tramonti infiniti.
Amava la sera, il tempo prima del buio e quel rallentare l'oscurità - competenza tipica dell'estate- nei giorni di un agosto che puoi scegliere benissimo fra quelli tuoi più felici.

Un bambino perenne guardava il mondo dietro al ferro: le nuvole ci sono e solo quelle e poi muro tutt'attorno, tanto basta o forse no.
Per vivere da adulti è necessario preservare, preservare giovinezza: quella che Nando mescolava ad olio di catena.
Colpevole o innocente poco importa, dove non c'è bellezza non c'è mare, unico capo d'imputazione: viaggiare.

Allora oggi ti penso Nando mio, che corri ancora sotto il cielo della Sicilia fra temporali e allodole, con la fame di chi mangia pane e felicità, ti penso e ti riconosco in tutto ciò che è genuino, nella bellezza di essere ancora gracile, nella gioia di quando il poco è tutto.
Ti penso e non mi basta, tu sei me - uomini- e vivi in ogni mia pedalata che da grigio trasforma tutto in verde e natura.

Sii felice, finito con il sorriso, come si conviene ad ogni notte ricca di sogni.



Genova, 20-05-2015: Carcere di Marassi.


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