giovedì 14 maggio 2015

Vi maledico senza fretta ma ad alta velocità





Vi maledico. Voi e il vostro treno veloce, la vostra fretta maledico; maledico ben volentieri l'egoistico bisogno di dover andare anche senza un perché.
Il progresso, lo sforzo di immaginare una città moderna, la modernità tutta a prova di rotaia perché diciamocelo fino in fondo: le ingiustizie di sempre non passano mai di moda.

Qualcuno lo spieghi ad un bambino il motivo della nostra fretta, lo spieghi fino in fondo che guardare gli alberi vale solo fino ad un certo punto, segnate pure voi dunque il confine esatto che separa il moderno non considerare con l'infanzia che considera, senza fretta.
Perdonatemi se pecco in concretezza, se non giustifico con la metodologia, con la scienza dei dati da sventolare al progettista farabutto; perdonatemi se scanso l'odore delle tangenti, il politico bugiardo, i voti per convenienza.
Non voglio nemici che usano questi argomenti, sono poco concreto e vivo ancora in quel mondo di favole che mi ha portato dove sono - e chi lo sa dove sono- nel quale mi ci trovo ancora avvezzo a provare un forte piacere quando annuso il profumo di sottobosco.

Non ho bisogno di un treno veloce e sono maggioranza. Strano che in certi casi le minoranze contino di più e, pensate alla fatalità, le trovo sempre contro.
Non ho bisogno di un treno veloce, non ho bisogno di fretta e di velocità; mi ci trovo già costretto nelle giornate ad essere di fretta, di certo non ne appoggio l'investimento.

Non immagino città del futuro senza considerare chi soffre nel presente, non per loro il treno veloce passerebbe fiero tra i binari. Immagino ancora nuvole e montagne da godere appena mi è possibile: datemi questo come compensazione e ve ne sarò grato all'infinito.

L'infinito appunto, la vostra categoria. Infinite le ricchezze, la pazienza, le risorse, il progresso, gli alberi, il mondo, le persone, i numeri per davvero, i mari, i pesci, lo spazio per davvero, Dio ( chi lo sa), l'acqua, le guerre, il potere.

A me invece piacciono all'infinito le cose finite. La finitezza non mi si accolla come etichetta ma chiama attenzione, cura a voi sconosciuta. Scommetto che a viziar figli ingrassati siete bravi tanto quanto lontano vi spinge il pensiero del trenino veloce e frettoloso; questa però è rabbia  e mi sono obbligato a non farne uso.

La questione del costoso trenino veloce e frettoloso si aggiunge ad altre cicatrici ma il danno vero è ben più terribile: la sensazione di guardare un prato considerandolo a scadenza, l' immaginarsi un fiume con il pensiero che un giorno non ci sarà, l'abitudine malsana di guardare la natura dal trenino lento e ritardatario con la certezza che un giorno questa potrebbe non esserci più. Un pensiero banale ma antropologicamente presente nel mio corpo e forse nella mia generazione.

Vi maledico per questo dunque e ritorno da dove ho iniziato. Non solo per  l'ennesimo colpo di arroganza ma per l'idea di regresso naturale che ho; magari è colpa mia sia chiaro, oggi però lasciate che sia io a lamentarmi di voi, del treno e della vostra assurda e sporca alta velocità.

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