Presunto ritratto di William Shakespeare (Collezione Cobbe) |
tre sonetti
da William Shakespeare composti
da Sinistro Crudeli tradotti
in lingua italiana
accompagnano la lettura
i ritratti dipinti
dal maestro inglese
George Gower
Sonetto XIX
Elisabetta I d'Inghilterra |
Vorace Tempo, al leon le granfie spunta,
sua dolce prole a' terra fa' divorar;
i denti aguzzi a' fiera tigre schianta,
nel suo sangue la fenice fa' bruciar;
fa' lasse e liete stagioni al tuo voler,
fa' quel che vuoi, Tempo dal piè veloce,
al mondo inter e a suoi fugaci piacer;
ma io ti vieto il delitto più atroce:
del mio amor la fronte non scolpir d'ore,
né linee segna con tua penna antica;
lascia intatto al tuo passar suo splendore
ché a modello pei posteri s'addica.
O, fa' il peggio Tempo: contro al tuo fallar,
ne' miei versi il mio amor non dovrà invecchiar.
Sonetto CXVI
Mary Denton |
Io mai d'affini spiriti all'unione
porrò l'impiccio; non è amor amore
che muta quando scorge mutazione,
o chino fugge come il fuggitore.
Oh no! è un faro eternamente stante
che le tempeste mira e fermo sprezza;
è l'astro d'ogni brigantino errante
d'ignoto valor, ma di certa altezza.
Tempo non scherza Amor, sebbene tange
la curva falce rosee labbra e gote,
in ore e settimane Amor non cange,
e al Giudizio finale giunger puote:
s'erro in questo e su me sarà provato,
io mai ho scritto, e uomo ha mai amato.
Sonetto CXL
Lettice Knollys |
Saggiamente sii crudel; non pressare
mia muta pazienza con troppo sdegno;
ché pena non parli e faccia parlare
del mio dolor penoso il mio contegno.
T'insegnassi arguzia: ti converrebbe
dir che m'ami, amor, pur se non è vero;
come al morente salute direbbe
rassicurante un dottor menzognero;
ché s'io disperassi, diverrei matto,
e folle di te potrei male dire:
in sto malvagio mondo sì malfatto,
ove il maldicente si sta a sentire,
ché tu non sia smentita ed io fidato,
guardami, anche se il tuo cuore è scappato.
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