sabato 14 novembre 2015

Di cocci raccolti




Lo sta facendo. 
Lo tira fuori dal cassetto, soffia via la polvere, sospira, si ferma, sospira di nuovo. Lo apre lentamente.

La scorsa primavera fece il viaggio più lungo della sua vita.
Vide chiudersi - in modo consenziente e pacifico, ché ormai si è adulti e ci si sa comportare a modo - una relazione durata troppo a lungo. Si trovò improvvisamente sfibrata nell'anima, privata dell'unico appoggio che si era concessa per i suoi momenti bui, incapace di ricostruire chi era e chi voleva diventare. Un mucchio di cocci gettati a terra, che ormai si confondevano con la polvere, i mozziconi di sigaretta e i fogli accartocciati di pensieri abortiti prematuramente. E cosa poteva farsene dell'università, dei lavoretti saltuari, dei progetti per l'estate, quando le era stato sottratto tutto quello che aveva minuziosamente costruito? Aveva altra scelta, se non di lasciarsi trascinare dall'inerzia di giornate infinite, piene di gente che fa cose e di cose che fanno la gente?
Aveva (ha ancora) una filosofia di vita, che ha coltivato con cura fin da quando era piccola. È come una mappa tracciata su una pellicola trasparente da porre sulla realtà quando si trova in difficoltà. Il suo personalissimo velo di Maya che la protegge quando si trova in pericolo. E si era davvero trovata in pericolo, la scorsa primavera. Aveva imboccato troppe strade sbagliate ed era scesa sempre più a fondo, senza sapere di preciso dove. Provava uno strano piacere nell'amare l'abisso, ma non aveva ancora imparato a farsi crescere le ali. Mentre sfiorava il fondo, pregustando la pace che sarebbe seguita allo schianto, si ricordò improvvisamente la strada da seguire. Gettarsi nel dolore con la consapevolezza totalmente infondata di riuscirne nuovi. Non avendo nulla da perdere, valeva la pena rischiare.
Così, mentre le persone che una volta riempivano la sua vita facevano a gara a chi si svagava di più, a chi collezionava più successi, a chi aveva più amici, lei si fermò. Perché, come le avrebbe detto qualcuno solo tempo dopo, per uscirne fuori doveva cercarsi dentro.
Recuperò un vecchio quaderno e lo mise sul comodino, sotto la sveglia. Di fianco sistemò il mozzicone di una matita, poi andò a dormire. La mattina dopo, appena aperti gli occhi, avrebbe scritto le prime parole: “26 aprile”. Seguiva il racconto metodico e dettagliato dei sogni di quella notte. Luoghi, persone, avvenimenti - questo doveva essere l'ordine. Non doveva scordarsi di annotare con cura colori e numeri, il caro vecchio padre della psicoanalisi diceva che sono importantissime chiavi d'interpretazione. E così ogni mattina svuotava il suo serbatoio onirico, anche quando la notte prima andava a dormire sbronza, quando si svegliava di soprassalto nel cuore della notte, quando non riusciva a sentire la sveglia ed arrivava tardi a lezione. 
Arrivata all'ultima pagina, capì che non sarebbe riuscita ad analizzarlo immediatamente. Le ferite non si erano ancora cicatrizzate, e per ogni pagina di quel quaderno c'era un mostro che non aveva la forza di affrontare. Chiuse il quaderno e i suoi spettri in un cassetto, rimandando l'analisi ad un altro mese, un altro anno, forse un'altra vita.

Ma ora - solo ora! - sente di essere pronta a riaprirlo. Può affrontare il flusso di nomi, luoghi e ricordi che l'hanno lacerata così a lungo. Stasera l'ha percepito chiaramente: è leggera. Non ha più macigni sul cuore, può iniziare a progettare le sue ali.
Lo capisce all'improvviso, leggendo un libro (uno di quelli che ti capiscono meglio delle persone), quando si scopre a leggere la stessa pagina quattro volte senza riuscire a ricordarsi cosa ci sia scritto. Lo capisce quando inizia a viaggiare con la mente, per la prima volta sorridendo, attraverso un passato che non ha più nulla a che fare con il suo presente.
Lo capisce quando si accorge che per certi umanoidi persino il disprezzo è buttato. E si scopre triste per loro, in fondo, perché non hanno mai saputo partire. Stanno sdraiati nei loro svaghi, nei loro successi, nei loro amici. E credono sia tutto lì. Evitano le partenze, i viaggi, il fuoco.

Lo sta facendo. 
Lo tira fuori dal cassetto, soffia via la polvere, sospira, si ferma, sospira di nuovo. Lo apre lentamente. 

26 aprile


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