lunedì 31 dicembre 2012

Ispirazione e pattuglie cerebrali e alcoltest



Dieci giorni dal mio ritorno alla casa del Padre.
Gli indigeni hanno reagito bene alla mia presenza che da quotidiana da tre anni a questa parte si è fatta discontinua.
Il problema è che mi sto annoiando.
La popolazione indigena della mia città è tremendamente varia e sfugge qualsiasi intento serio o meno di realizzarne una descrizione socioantropologica. Non che poi io ne sia in grado.
Ma peggio del peggio del peggio non so più cosa scrivere. Non ho abbastanza vita vissuta.
Maledizione.

Senza le urla belluine di dolore o gioia del generalissimo che gioca a Fifa e lo sguardo del professore-testuggine dal frigo e senza la disapprovazione del barbagianni e il conforto e l'affetto e le stronzate dei compagni di corso non so più di che scrivere. Maledizione.
Piccola nota positiva però: stasera si fa festa. Domani sarò uno zombie ma non importa.
Ciò che importa è che stasera ci sono tutti i miei barbari preferiti della zona che sono una delle ragioni per cui torno a casa. Loro e la morosa.

Morosa che ormai si merita un paio di righe di presentazione.
Mi sopporta da un anno e passa e si sorbisce le mie barzellette e le mie battute e i miei scatti di nervi e i miei discorsi di politica e i miei CD in macchina e la mia guida e così via.
Una specie di santa.
Immaginatevi una ragazza molto molto carina e vestita di nero che si accompagna ad un metallofattone altissimo purissimo e levissimo (anche se fattone non lo sono).
E come aspetto ci siamo.
Ora immaginatevi un incrocio tra una crocerossina e il Dalai Lama che ascolti rock e metal.
Lei.
E ora dopo queste righe per cui posso esser sicuro di prendermi ciò che mi spetta stasera ossia un fracco di botte vediamo di passare oltre.
E di nuovo mi blocco.

Come se una pattuglia della stradale si fosse piazzata con l'autovelox in uno snodo del mio cervello. E facesse multe a nastro. E i miei pensieri di norma sono sempre 30 km/h sopra il limite e hanno sempre appena bevuto un paio di birre anche se i maligni sostengono che siano di più e si siano tutti schiantati (i pensieri non i maligni purtroppo).

E quindi in questi giorni ho girato come un matto.
In centro con i soliti ad ammirare la fauna peggiore che ovviamente vi si concentra tra bar e baretti e vicoli e ponti e canne e il mio dio della poesia sa quanto altro. E noi ci spariamo diligentemente i classici shottini o vinelli a un euro e chiacchieriamo e prendiamo freddo e ci divertiamo così.
Oppure si prende l'auto.
Già è uno shock prendere l'auto perché devo stare attento a quanta birra bevo. Peccato che quando sono in auto di solito è perché si è deciso di andare in uno dei pub più buoni della provincia a mio parere.
E quindi mi limito ad ammirare gli amici ingollare plurime pinte e di bombardier e di newcastle e di guinness e di cosìvia...

E mi rendo conto che pur non facendo più ridere sono riuscito comunque a raccontar qualcosa e ringrazio il mio dio della poesia e i miei amici che mi hanno ispirato e il gelo che mi attanaglia i piedi in questo momento che mi ricorda che tra sette giorni si torna a vivere col generalissimo.

Alla prossima ispirazione.

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