domenica 13 gennaio 2013

La notte è il giorno dell'anima. Capitolo Primo.







La notte è il giorno dell’anima.



L’illusione di essere immortali rende la vita libera da ogni illusione
abitanti di questo mondo illudetevi continuamente
domani sarà un giorno migliore
Io vivo e costruisco la mia strada amando ciò che mi lega alla terra,
ciò che vive dentro di me e che risiede in me.
ciò che nasconde il mio essere un granello di sale in questo universo sterminato



"Prova a fuggire se puoi. Provaci. T’accorgerai che dovunque tu vada, per quanto tu possa ritenerti egoista, perché in fin dei conti, l’uomo è o non è un egoista?, esisterà sempre dentro di te un qualcosa che ti spinge alla condivisione. Non credo che questo istinto derivi dall’egoismo in se perché è vero che per essere egoisti bisogna essere almeno in due, altrimenti da soli non esisterebbe l’egoismo, credo infatti che questo essere in due, non inteso come coppia ma come società, sia incarnato nell’uomo esattamente come il nostro cuore lo è nel nostro corpo." La risata degli amici seduti al tavolo a questo punto scoppiò forte ed unanime dopo le parole di Matilde. Il bigliettino pescato quando proprio a lei toccava parlare secondo le regole di quel gioco alcolico con la scritta "scappa", aveva suscitato qualcosa che riteneva assai profondo ma che evidentemente nessuno dei presenti lì a fianco aveva colto. Del resto lei era abituata a questo. Viveva nel classico paesino di provincia nel cuore di quel Veneto tutto "polenta onta e osei il giorno dei santi" che lei in fin dei conti amava. Era una credente. Credeva nella profondità della vita almeno quanto il suo vicino di casa tifava l’Inter e questo vicino, per l’Inter, aveva quasi avuto un infarto. La realtà che lei viveva però tendeva a rifiutarla perché al suo tempo la profondità si condannava . Il suo secolo oggi è quello che noi chiamiamo gli anni zero non solo perché era l’inizio del XXI secolo ma anche perché lì, nasceva la religione della superficialità. Intendiamoci però, quì non si vuole condannare il superficiale sia chiaro. Se per noi che ci crediamo dei portatori di etica è un onore apprezzare la profondità delle cose, in quel tempo l’onore lo offrivano i superficiali; e quanto credenti erano in quel secolo, e quanto praticanti erano!. Matilde insomma per questo soffriva , si sentiva di appartenere ad un altro mondo, ad un’altra società. La notte cercava il conforto della musica di qualche cantautore del 900' e di giorno aspettava la notte. Persino a scuola, patria ormai dei superficiali, ( intendo qui gli abitanti del secolo XXI ), Matilde non riusciva a vivere. Eppure a scuola incontrava Leopardi, Kant, Nietzsche, autori che facevano risuonare in lei dolci utopie unite ad una gioia incomparabile. Ma la superficialità dettava legge anche nella cultura. Ogni cosa per lei era una brutta sorpresa perché lei, cosi credente, si trovava a vivere da eretica nella sua intimità condannata com’era a praticare una religione alla quale non credeva. Esisteva però qualcosa che la teneva attaccata alla vita, qualcosa per la quale valeva la pena alzarsi dal letto. E quel qualcosa erano le persone che noi chiamiamo gli infedeli di quel tempo ovvero i suoi  amici. Uomini e donne che come Matilde vivevano da eretici in quel secolo superficiale. Loro sapevano che l’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra ha sempre dovuto confrontarsi con il divino, sapevano e sentivano loro stessi, in quanto uomini, di doversi aggrappare a qualcosa di più grande e sovrumano appunto. Concordavano che quello che nel Medioevo e che fino al 900' veniva chiamato Dio, doveva essere una presenza fondamentale per l’esistenza della razza umana. Peccato però che nel loro secolo Dio non esisteva più, esisteva semplicemente il culto del superficiale al quale loro, e non riuscivano a coglierne il motivo, non volevano credere.

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