mercoledì 23 gennaio 2013

La notte è il giorno dell'anima. Capitolo II




Amo sentirmi perso in questo reale che solo a pensarlo
mostra il suo labirinto in continuo mutamento.

Riordina la mente.
Strutturali i ragazzi perché ne hanno bisogno
in ogni momento della giornata

Ordine, disciplina.

E questi sempre più vivaci diventano
male scrivono, male si esprimono
poca voglia hanno di emozionarsi.
E la matematica? In matematica vanno tutti male ogni anno di più.
Che disastro…

Disordina la mente
destruttura i ragazzi perché ne hanno bisogno
in ogni momento della giornata.

Disordine, indisciplina.

E questi meno vivaci diventano,
bene scrivono, bene si esprimono
molta voglia hanno di emozionarsi.
E la matematica? In matematica vanno tutti bene ogni anno di più.
Che spettacolo…

Matilde doveva lavorare ma non per vivere. Lo doveva fare perché era giusto così. A diciassette anni il mondo è troppo piccolo per essere grandi e troppo grande per abbandonarsi a piccole cose e dunque, visto che le vacanze con gli amici erano il grande obiettivo, servivano i soldi e soprattutto serviva il riconoscimento dei genitori da ottenere lavorando. Finita la scuola, finalmente, l'esordio doveva avere inizio. La piscina era lì, erano le otto di mattina e questa volta non c'era l'asciugamano e la felicità di una giornata che odora di crema solare e cloro, ma un gran capo ad attenderti. Matilde era appena entrata dentro quel mondo che da bambina detestava. Quanti pianti per andare alla scuola materna, e alle elementari, e alle medie, e agli allenamenti, e ai corsi nuoto, e ai centri estivi. Ora stava costruendo una realtà odiata proprio da quelli come lei. Inconsapevole disturbatrice di infanzie estive, si accorse subito che sarebbe stata un'animatrice amata dai bambini e odiata dai genitori. Ma tutto questo non era importante perché l'estate è piena di sapori che durante l'inverno dimentichi e quando li ritrovi non puoi proprio farne a meno. La fonte di quei sapori sgorgava in un paesino vicino al suo, lontano dai palazzoni ma vicino alla città. Quei sapori provenivano più precisamente da una casetta a schiera, curata, abitata da una famiglia per bene. Insomma il naso di Matilde profumava di ragazzo. Quei pensieri odorati, poco si confacevano alla piscina meccanicamente trasformata in catena di montaggio. Dopo una settimana ecco il primo richiamo. Sfiducia era la parola d'ordine. Quel responsabile dei centri estivi, di un paese, di una piccola provincia, di una media regione, di un piccolo stato, si comportava esattamente da Presidente del consiglio. "Tu sei solo un adolescente, provi i soliti sentimenti poco originali anche se ti credi speciale. Prima o poi anche tu crescerai, lo sai anche tu che la nostra religione ci impone superficialità e questa, cara mia, si raggiunge costruendo categorie, stereotipi e soprattutto strutture. I ragazzi di oggi non sono autonomi, devono essere guidati altrimenti si perdono, da qualche anno non riusciamo a catalogarli e lo sai anche tu che chi non ha un nome a noi, fa paura." Quel capo credeva di non temere solo perché quella sua tremenda paura veniva in qualche modo dispensata ai colleghi, ai genitori e quindi a Matilde. Ma a questo lei non pensava perché in fin dei conti le giornate volavano in quella pozzanghera e la sera, quando quei sapori estivi si facevano sentire, andava alla fonte a dissetarsi con quel ragazzo appassionato di poesia, con amici politicanti e filosofi del convivere, eretici e profondi, partigiani combattevano il categorico superficiale con poca rabbia e con molta virtù. Matilde sognava qualche notte, quando la giornata aveva qualcosa in più da raccontare, ma quella sera di quel giorno del richiamo, sognò qualcosa di strano: un sogno contenitore. I sogni contenitore in quel tempo erano molto diffusi. Quel secolo superficiale incideva nei corpi delle persone e questi, trascurati perché in occidente funzionava così, reagivano producendo sogni molto più elaborati di quelli che facciamo oggi. Alcuni addirittura ne contenevano altri quasi a creare una doppia realtà. Questo è stato rubato dal diario di Matilde:


"Sono le sette e mezza del mattino e ho sonno. Trovo la forza per alzarmi, mi lavo, faccio colazione. Prendo la moto ed arrivo in stazione in orario. Il treno stranamente è puntuale e c’è un tiepido sole. Salgo in treno e miracolosamente  mi siedo. Alle nove precise arrivo in stazione, tutto è andato bene tanto che posso permettermi un caffè al bar. La lezione poi è interessantissima perché è di immigrazione che si parla e la cosa mi piace. Il professore soddisfa cosi la mia rabbia, bombardandomi di statistiche sul problema, cosi potrò argomentare più brillantemente i miei discorsi di politica con gli amici. Mi alzo e aspetto il mio fidanzato fuori dalla facoltà di giurisprudenza. Tutto liscio insomma. Il pomeriggio scorre come sempre tra computer e divano. Improvvisamente però tutto sbiadisce e non capisco cosa stia succedendo. Il sole del mattino spalanca i miei occhi. E' mattino cazzo, è estate cazzo, per la precisione il 6 luglio 2011 e fra qualche ora ho l’orale alla maturità. Cosi mi tranquillizzo. Ben presto prenderò un treno. Ben presto un professore mi parlerà di immigrazione.


Piccolo aneddoto per tranquillizzare i futuri maturandi e per convincere me stessa e chi legge che i sogni sono un mezzo straordinario per annientare la paura. I sogni sono la concretezza che vive nell’indefinito della nostra anima. I sogni fanno l’uomo. E' cosi lampante se ci si pensa. Viviamo in un mondo dove il superficial-razionale ci ha conquistati con orari, scadenze, leggi, diritti, doveri, politiche, istituzioni, punizioni, premi, denaro, testa e muscoli. Ma tutto questo ci conduce ad una verità sconcertante. Senza i sogni, traduzione del nostro amore, il superficial-razionale perde in partenza. Senza sogni, il razionale non esiste nemmeno perché la scienza è spinta dal nostro infinito amore. Scienza e sogni sono la stessa parte di quel gioiello che si chiama uomo."

Nessun commento:

Posta un commento