mercoledì 13 febbraio 2013

Esami e colazione lunga

Un simpatico Generalissimo giudicoso


Tutti noi abbiamo grandi potenzialità. C'è chi è pronto a diventare uno scienziato o un astronauta o un addestratore di delfini.
E c'è chi è sotto esami ed è pronto a diventare una belva.

Il bello del periodo d'esami è che ti tira fuori il peggio del tuo potenziale e lo rende amara verità. Ti stressa e ti disarticola e ti stende fino a farti assomigliare alle vestigia del Fantasma Formaggino dopo esser stato nelle mani dell'italiano. Ossia spalmato su un panino.

In periodo d'esami ci sono varie modalità di studente:
-l'iperconcentrato: sa tutto. Vede tutto. Studia tutto. Pianifica tutto. Piglia tutto. Pure un paio di punti dal tuo esame per assicurarsi la lode. E inizia a studiare quando te. E mentre tu ti laureerai questo sarà già in orbita attorno a Marte.

-la formica: ha iniziato ad informarsi dei corsi quando era ancora nel grembo materno e nonostante siano passati anni ne sa sempre più di te e del diavolo messi assieme. Ha iniziato a studiare mesi fa e nel frattempo ha trovato il rimedio definitivo contro il raffreddore.

-il colpevole: sa di non aver fatto abbastanza ed è tormentato dai sensi di colpa. Pronto ad uccidere se glielo si ricorda si fa frenetico nella settimana prima dell'esame raggiungendo livelli di paranoia ed antisocialità riscontrati solo in alcuni eremiti davvero misogini. Mentre gli altri compiono tutte queste cose lui di solito parte a bestemmiare.

-il menefreghista: sa di non sapere. A volte la fa franca. Lo odiano per questo. Da evitare a meno che non vi piaccia farvi stiracchiare i nervi e/o abbiate voglia di assisterlo nel dare da mangiare ai delfini.

Io sono del terzo tipo. Ho un rapporto d'amore ed odio con una delle materie che studio. Un po' Sindrome di Stoccolma un po' Catullo un po' scemo forte.

La mia persona è di solito rilassata e ottimista e frequentemente allegra ma quando si avvicinano gli esami il dott. Tovil diventa mister Ugo. Rabbia e irritabilità e misantropia a pacchi. Sembro un orso svegliato prematuramente dal letargo e il dovermi alzare alle sette per essere in biblioteca alle nove non migliora le cose.
Perché svegliarsi alle sette per esser lì alle nove se abiti a cinque minuti di distanza?

Perché miei cari la colazione è importante. E non mi rassegno a rinunciare al mio rito quotidiano. Alzarsi-ciondolare in bagno-vestirsi-rabbrividire-maledire il vento/pioggia/neve-scusarsi col dio di turno-metter su l'acqua per il té-mangiare leggendo-lavarsi i denti-uscire. Due ore. Secche.

Un esercito di psicologi e sociologi e psicologi canini  di tutto il mondo ha dimostrato che la crisi è provocata da gente che la mattina ci mette meno di due ore per sbrigare faccende come la colazione. Davvero. Per voi Monti quanto ci mette ad alzarsi? Io dico cinque minuti. D'altronde nella bara si sdraierà vestito senza timore di stropicciarli. Un bel salasso al risparmiatore di turno e via! a rovinare la pensione ad un altro italiano medio che voterà Silvio. Meno male che c'è lui che fa la colazione lunga e spara tante cazzate.
E se avete letto questi ed altri post forse vi sarà saltata agli ochi una connessione tra l'ultima frase e la descrizione del mio non-molto-regale risveglio.

Fatto sta che se siamo amici vi consiglio di girarmi alla larga in tempo di esami. Piagnistei e lamenti e alti lai a tutte le ore intervallati da scoppi di demenzialità. Il terzo tipo è il peggiore di tutti ed è toccato in sorte a me. Evviva.

E per tornare a sopra questo post potenzialmente era divertente e forse per qualcuno magari lo sarà. Ma la realtà è più triste di una gigantesca rana morta sull'asfalto il giorno che sei uscito senza spatola.

E ora torno al mio studio matto e disperatissimo e quasi sicuramente inutile anche se devo farmi forza e credere non lo sia.

Al prossimo esame.

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