lunedì 11 febbraio 2013

La normalità dell'essere pazzi. Storia di un diamante.



La domenica solitamente viene usata da chi ha senno come carica batterie. A Matilde piaceva pensare a questa metafora il sabato sera quando, molto spesso sotto i fumi dell'alcool, si stendeva dopo una giornata di apparenze pesanti da tenere in scena.
Il lunedì è come il consiglio non ascoltato delle madri che quando poi si rivela utile è sempre troppo tardi,o meglio, è sempre lunedì mattina.
Il martedì è come crescere per qualcuno. Qualcuno che smette di sentire i profumi della vita e si abitua allo smog.
Il mercoledì è la bellezza di accorgersi che la vita non è solo smog.
Il giovedì è la pesantezza a volte buona e a volte cattiva delle giornate.
Il venerdì è il riassunto delle nostre montagne russe, della nostra esistenza.

Un sabato, Matilde incontrò un pazzo...

"Sai ragazzina io vedo degli alberi e il tuo imbarazzo. Vuoi essere un albero sano o imbarazzato?"
Matilde non capiva, decise di sorridere mostrando un po' di imbarazzo.
"eh si, adesso mi siedo qui vicino a te, tanto il treno è in ritardo e io sono scappato ancora dall'ospedale. Non avere paura cara, sono solo un pazzo."
"Appunto, lei è un pazzo" disse Matilde quasi senza volerlo  " come potrei restare qui senza mostrare imbarazzo e soprattutto rispondere a una domanda del genere? Mi scusi ma devo proprio andare..."
"Signorina non abbia paura, sono vecchio non le farò del male. Voglio solo fare due chiacchiere con qualcuno e lei fa al caso mio. Lei è una bella quercia non mi diventi un salice piangente"
"scusi ma non la seguo signore"
" Dimmi cara, perché ti imbarazzo? Mi risponda sinceramente e io la lascerò stare."
"beh...che ne so, perché....non saprei....è strano." Matilde voleva solo salire in treno e scomparire ma quel pazzo non voleva mollare. Pensò allora  di resistere e per una volta tanto ascoltare ciò che quell'uomo aveva da dire.
" Se vuole provo a rispondere io alla mia domanda, tanto sono pazzo mica Marzullo. Di solito racconto questa storiella:

Un cerchio un giorno incontrò un quadrato e se ne innamorò così tanto da voler diventare anche lui un quadrato. Pensava a quanto bello sarebbe stato avere degli angoli da toccare, da far vedere agli amici. Si vergognava delle sue curve, ne era intimorito e così un giorno, decise di tagliarsele nascondendole dentro una scatola chiusa ermeticamente. Purtroppo quel cerchio senza curve non riuscì a diventar quadrato anzi, diventò sempre più brutto ed intollerante ed infine si ammalò. Stava quasi per morire quando si ricordò di quella scatola, delle sue curve un tempo nascoste perché motivo di imbarazzo. Prese la scatola, la aprì e dentro trovò dei diamanti preziosissimi che lo fecero diventare molto ricco tanto che si poté permettere una cura che lo fece guarire facendolo ritornare un bel cerchio.
Vuoi sapere la morale signorina?
" A questo punto direi di si signore".

LA MORALE DEL PAZZO FUGGITO DALL'OSPEDALE IN ATTESA DI UN TRENO

" Il tuo mondo cara è anche il mio mondo. Il problema è che questo nostro mondo è pieno di cerchi che vogliono essere quadrati ma che non potranno mai esserlo. Queste persone non accettano che il nostro mondo per essere così com'è ha bisogno anche dei pazzi perché la pazzia è proprio come le curve di quel cerchio contenute  nella scatola. La pazzia fa parte di noi e ti prego di accettarlo. Se non lo farai sarai come i cerchi che vogliono essere quadrati e sappi bene che le tue curve sono parte di te e quando te ne accorgerai...beh allora come prima cosa inizierai a comprendere perché noi pazzi qualche volta usciamo dalle scatole-ospedali e spesso rompiamo le scatole nel vero senso della parola. In seconda battuta però potrai godere dei diamanti e allora sarai beata per sempre cara la mia quercia."

"Credo di non aver afferrato il concetto" balbettò Matilde. A quel punto il pazzo si avvicinò all'orecchio di Matilde e tirando fuori dalla tasca qualcosa lo mise nella mano della ragazza, "afferra questo e ricordati di me e delle mie parole, addio signorina!"

Matilde aprì la mano, era un grosso diamante blu.

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