lunedì 20 maggio 2013

Gli addii sono una questione di giusto tono


Dopo quasi sei mesi di ringhiare e ridicolizzare il mondo attorno a me; dopo quasi sei mesi di puttanate e di sparate a cazzo; dopo quasi sei mesi in cui mi è successo di tutto; dopo quasi sei mesi: oggi ho trovato il giusto tono. Sono buono. Sono buono.

Dopo quasi sei mesi posso azzardami a tirare un po' le somme.
Sono partito in solitaria quasi sei mesi fa imbarcato in un'ennesima avventura autoreferenziale di cui non scorgevo la meta. Ho iniziato col raccontare le mie giornate nella Steppa e del Generalissimo e di come si vive in una città diversa con un coinquilino e la spesa da fare.
E la connessione che non va e le figurine sul frigo.
Ho provato a costruire una micromitologia dell'adulto in divenire e del vento che ti porta via la testa. Con poca fortuna - sembrava il diario di un sedicente sedicenne sedizioso.
Ho iniziato ad imbriagarmi e parlare di rivoluzione.

Ma imbriagarsi da soli è triste.
Durante una sbronza alquanto epica parlo a degli amici del mio blog e mi sovviene la domanda: ma voi che interessi avete? seguita da: vorreste scriverne?
Ecco che il progetto si allarga a macchia d'olio e compaiono Husky, Sinistro e Rey. Pian piano ci si emancipa dalle larghe maglie editoriali e si sperimentano le proprie ambizioni e potenzialità letterarie. In questo momento poi vedo il cielo annuvolarsi e torvo sotto una nube di pioggia e bestemmie approssimarsi Charlie (che tornerà!).

Il progetto prende velocità.

Siamo ancora ben lontani dall'obbiettivo di fare "cultura" (o più ambiziosamente "controcultura") e proporre la nostra visione dell'essere mancini o più semplicemente vivi in una pianura così follemente triste. Ma non temete. Lentamente ci prepariamo all'arrembaggio della realtà 1.0
Ondivaghi tra l'identità di pirati e giacobini e poeti e semplici ubriaconi teniamo ben saldo il timone senza mai voler dare uno sguardo alla mappa. Si naviga a vista e si scopre il mondo così.

Poco alla volte si formano delle consuetudini: si parla di politica senza far nomi. Niente geografia. Niente riferimenti: solo nickname e foto a volto coperto (tranne agli aperitivi - bere lo spritz col cappuccio è un casino oltre che molto KKK).

Lungi poi da me il voler rappresentare una generazione nella quale mi sento un po' un triceratopo - ma no quelli fighi dei documentari della BBC. Quello addormentato di Jurassic Park. Però dannazione ne faccio parte lo stesso! Ne faccio parte con le mie idee vecchie e con la mia mancanza di virgole. Con le sigarette e la birra.
Sono fieramente convinto di non essere solo e compatisco gli sventurati che mi somigliano. Poveri loro!

Più avanti imbarchiamo un giovane (Olaf) intenzionato a proseguire dopo aver assolto i suoi obblighi nei confronti della società e a cui si sono aggiunti Ruphus e Gil.
Io ora mi prendo un po' di vacanza. Difficile da credere. Specialmente per me.
Meglio è però rivolgere lo sguardo al mondo esterno almeno per un po'.

Ma non temete: nomen omen dicevano i latini e fedele al proprio nome il Kollettivo proseguirà. Senza di me in prima linea per un po'. Ma abbiamo altri pronti a tracciare la rotta e io ho una fiducia assoluta in loro. Tra noi si è tutti uguali.

Siete in buone mani. Lo giuro.

E ora vado altrimenti finisco con lo scrivere due post (oltre al fatto che i libri di ascaro ed unno ed albionico mi guardano malissimo). Sapendo che tutto è al suo posto - più o meno - e che oggi dopo un sacco di tempo:
"ho trovato il giusto tono / sono buono / sono buono".

Alla prossima.

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