Un piccolo spettacolo di varietà
presentatoVi in poesia
da Sinistro Crudeli
– programma –
- SPETTACOLO DI VARIETÀ, introduzione
- IO ME NE FREGIO
- TÈ ALL'OLEANDRO
- IL CADAVERE BALLÒ A MEZZANOTTE
- I FRATELLI RIDOLENTI
- LA POMPA
- L'ODALISCA DI PESCE
- APPESO A UN FILO DI CHITARRA
- LA SCARABAZZA DI SAN LAZZARO
- Atto I. IL PESCATORE
- Atto II. IL LEVIATANO
- SPETTACOLO DI VARIETÀ, finale
il presentatore in
SPETTACOLO DI VARIETÀ, introduzione
fate silenzio, comincia di già / questo spettacolo di varietà / troverete gli attori / ma soltanto i peggiori / dei grandi rubacuori / e gli avvelenatori / applaudirete, riderete, si sa / col nostro spettacolo di varietà! // se a voi piace la buona musica / la troverete in questo varietà / ci saranno cantanti / ballerine scadenti / i pagliacci e poetanti / tossicodipendenti / ed alcolizzati di tutte le età / è il nostro spettacolo di varietà
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l'istrione in
IO ME NE FREGIO
un bell'inchino e pronti a cominciare / saluti e baci per ben terminare / non mordere la mano che ti nutre / ché un giorno si può sempre ritirare // se il fine poi giustifica ogni mezzo / al bieco servilismo sono avvezzo / il ruolo mio mi piace conservare / son duttile: mi piego e non mi spezzo // danzare a suon di colpi di pistola / la tragica mazurca del potere / un brindisi al gerarca e al dittatore / che offrono piombo al contestatore // l'attore son del teatro di partito / il servo che tra i servi è preferito / perché su invito sa parlar forbito / ardito dalle mille sfumature / tra luci ed ombre nelle sale scure / se minacciato ecco: sorride pure // l'artista sono del silenzio assenso / che dà rifugio in cambio del consenso / e ai morti che nasconde non ci penso / di Stato e duci suoi son cane egregio / seppur mi batte forte il maglio regio / se mi vorran premiar io me ne fregio // del ricino il sapore non mi gusta / e meno quello del colpo di frusta / gli preferisco anche un sorriso finto / pensando che ogni strappo poi s'aggiusta…
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la cantante in
TÈ ALL'OLEANDRO
che bestia! l'uomo di stagno / torna sempre a casa sbronzo / col carisma di uno stronzo / e il passo molle di un ragno // i miei lividi bluastri / segnano il suo territorio / che dimentica da sobrio / dentro un bar con quattro impiastri // con il primo c'ho giocato / col secondo andavo in gita / con il terzo sono uscita / con il quarto ho navigato // ma Sandro non è sportivo / e le corna non le accetta / mi son data troppo in fretta / a chiunque un giorno uscivo // al dannato amore mio / che m'ha presa per bersaglio / d'ogni livido, ogni taglio / gli farò pagare il fio // pagherai per ogni errore / te la sei cercata, Sandro / e con un tè all'oleandro / frenerò il tuo nero cuore // su di un fianco agonizzante / ti vedrò lento perire / mi divertirà a infierire / su un vecchio porco ansimante // già mi penso al funerale / vedovella da osteria / e la sera a casa mia / preda di un nuovo animale // disperata il maritino / e il suo fiato avvelenato / seppellito e ben scornato / riderò fino al mattino
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l'attore drammatico in
IL CADAVERE BALLÒ A MEZZANOTTE
tuonava il cielo, nubi tempestose / sbattevano le imposte tremolando / correvano sui muri ombre paurose / e il cuore sordamente palpitando / all'anima gridava di fuggire / per evitar soltanto di ammattire // si palesò lo spettro nel soggiorno / urlandomi una tragica vendetta / il corpo seppellito lì d'intorno / si alzò seppur ferito da un'accetta / di Morte il ballo cominciò a danzare / e le sue marce membra a dimenare // cedeva in gola dell'orrore il fiato / compresi allora di essere spacciato / e d'un tratto l'ululato del vento / una nenia cantava lento lento / tetri fruscii orchestravano la danza / ed il corpo entrò lesto nella stanza // si ruppe in cielo un lampo fragoroso / contrasse il volto in un riso mostruoso / lanciai di botto un grido disperato / certo che niuno mi avrebbe salvato / fui del terrore preda quella notte: / il cadavere ballò a mezzanotte // si schiusero le porte dell'Inferno / sul mostro che danzava orribilmente / e fu inghiottito dal dolore eterno / che vi precipitò subitamente / quell'incubo finì in men d'un secondo / che mai di uguali se ne vide al mondo
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i pagliacci in
I FRATELLI RIDOLENTI
col naso rosso da vino / col riso finto e cretino / cereo di cipria e di vizio / cade, ed è solo l'inizio // l'altro con l'occhio infossato / marcio ed avvinazzato / infermo inciampa nel niente / cade e fa rider la gente // le battute biascicate / per parole masticate / con le movenze sbagliate / e mezze dimenticate // dai, brindiamo all'insuccesso / agli sguardi indifferenti / agli infausti e decadenti / due fratelli Ridolenti // trepidanti nell'attesa / di poter dare la resa / dopo il lancio di verdura / per mangiare anche stasera // ripetendosi ogni volta / che quell'arte non è morta / ma i fratelli in larghi inchini / l'han perduta in anni ostili // si dirà dei Ridolenti / sconosciuto e inefficienti / sol con corda e con veleno / hanno avuto un plauso vero
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l'attore comico in
LA POMPA
passava per la strada una beltà / nel mondo una graziosa rarità / un tipo la raggiunse e la fermò / ed accoratamente le parlò: // signorina per favore / vuol donarmi il suo cuore? / io lo tratterò con cura / con dolcezza imperitura // signorina per piacere / il suo cuore vorrei avere / lo porrò nel petto cavo / ove un tempo al freddo stavo // mia graziosa non temere / non importa il cuore avere / se tu me lo cederai / più felice poi sarai / bella venere spaurita / senza il peso d'una pompa / sarà lieve pur la vita // bella bruna un po' arrossata / questo sangue t'ha macchiata / anche se l'operazione / certo è stata un successone // signorina senza fiato / per il cuore che hai donato / avrai lode duratura / e una degna sepoltura
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la ballerina in
L'ODALISCA DI PESCE
l'odalisca lisca di pesce / ecco balza, s'alza e poi cresce voluttà / chi la vorrà? / il suo fiore è amore appassito / lento è morto, storto, avvizzito – ingenuità / chi coglierà? // ogni osso i sensi irretisce / le sue costole tosto esibisce – perirà / si pentirà / alla vita fredda smagrisce / il dolore un cuore lenisce: vanità / si perderà // hai danzato sul palco del mondo / il tuo errore più scarno e profondo / è la passione d'una odalisca / conta almeno duecentosei ossa / tra una vena e un'arteria rossa // principessa spessa due ossa / non c'è pace, tace la fossa – che sarà / di tua beltà? / l'odalisca s'accascia e sviene / la carcassa ingrassa le vene di chi la / seppellirà // hai ballato per l'ultima volta / sulla tomba di chi t'ha sepolta / ed il ricordo d'una odalisca / sopravviverà certo al destino / al suo lento ed umano declino
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il cantautore in
APPESO A UN FILO DI CHITARRA
notti passate a scrivere / giorni sprecati a piangere / interpretando l'anima / di chi non ha niente in cui credere / speravo di combattere / l'indifferenza e vincere / ma il vuoto è una sindrome / a cui mi son trovato a cedere // tempo per tempo spendere / studiando il mal di vivere / consumandomi sempre più / come il fuoco si smorza in cenere / senza però comprendere / cosa vuol dire vivere / oggi perciò rinuncio, addio / da sta prigione voglio evadere // ho preso una sedia / per raggiunger la salita / ho preso una corda / per suonare la mia vita / ho saltato l'emozione / varcando la dimensione / libero pur dal collo preso / a un filo di chitarra appeso
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la spogliarellista in
LA SCARABAZZA DI SAN LAZZARO
la grazia delicata d'elefante / la pelle liscia d'un rinoceronte / la faccia da cavallo ronzinante / e gli occhi dolci e buoni d'un serpente // sì timida e pudica ella m'aggrada / beato sia chi al suo porto approda / seppur di rado le sue gambe rada / però il pelame in fondo oggi è di moda // se mi dai quella cosa preziosa / quella cosa violata e villosa / ti darò quanto merita l'atto / quel che chiedo darò per contratto // se tu accetti il mio piccolo orgoglio / se farai tutto quello che voglio / ti darò baci, abbracci e saluti: / il valore di cinque minuti // condividiamo notti di passione / nei parchi, dentro bettole e cantine / sui vicoli, sui ponti, sul vialone / scortati da colleghe e risatine // illuminati a morte dal lampione / veniamo a dirci la nostra emozione / scaldiamo questo freddo di stagione / con la sonora beffa dell'unione
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IL MARINAIO GIOBBE (breve fiaba in due tempi):
il caratterista in
Atto I. IL PESCATORE
cercavo le rotte nascoste / viaggiando lontano sul mar / credevo trovarvi risposte / domande mi misi a pescar // la bestia tra i flutti inseguivo / perché era il più raro tesor / volevo però non capivo / che era il più grande mio error // [potrassi pescar leviatano / con l'amo la lingua frenar? / o ficcargli un giunco nel naso / d'uncin la mascella forar? // e s'arrenderà così il mostro / battuto ti vorrà pregar? / distrutto e ferito dal rostro / si lascerò quieto legar? // si potrà poi metterlo in mostra / si farà docile scherzar? / o saran compagnie di pesca / a venderlo in pezzi a tagliar? // vorrai dardeggiar la sua pelle / con fiocina il cranio forar? / se provi non vedrai più stelle / non ti potrai certo salvar!]*
[*] Giobbe, 40 – 25, 32
il comico di chiusura in
Atto II. IL LEVIATANO
[la tua speranza è fallita, se lo vedi per te è finita / nessuno può osare eccitarlo – di fronte a lui chi starà saldo? / di quelli che l'hanno assalito nessuno giammai s'è salvato / la sua forza nei sette mari non lo tacerò: non ha pari / chi può la sua pelle strappare, chi la corazza penetrare? / ché chi la sua bocca avrà aperto fu certo preda di sconcerto / dure squame come metallo, saldate con stretto suggello / unite in maglia straordinaria sì fina che non filtra l'aria / ognuna è piantata aderente, compatta con quella adiacente / lo starnuto suo irradia luce, lo sguardo suo è brillante e truce / di bocca sua parton vampate che sprizzan scintille infuocate / di nari si muove vapore, ribolle, sprigiona calore / i carboni incendia il suo fiato, di bocca sua esce infiammato / nel collo la forza risiede – terrore invade chi lo vede / le giogaie sue son saldate, sono su di lui ancorate / è duro qual pietra il suo cuore: di macina pietra inferiore / quando s'alza temono i forti, per l'orrore restan sconvolti / né spada né lancia trafigge, né lancia né picca s'infigge / ferro come fieno ha stimato, bronzo come legno tarlato / freccia come pioggia gli piomba, son pula le pietre di fionda / un maglio lo stima una stoppia, di un'asta pel ridere scoppia / sui cocci esso striscia sereno com'erpice in molle terreno / il gorgo poi fa ribollire, qual vaso d'unguenti fa il mare / produce una scia canuta che pur l'abisso in bianco muta / nessuno gli è pari in natura che di lui non abbia paura / l'essere più altero è inerme: ché egli è il re di fiere superbe]*
[*] Giobbe, 41– 1, 26
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la Compagnia in
SPETTACOLO DI VARIETÀ, finale
grazie per essere stati con noi / deve il sipario calar prima o poi / grazie a tutti i cantanti / gli ossicini danzanti / e gli attori scadenti / i pagliacci rampanti / e grazie alla gente che è rimasta qua / per questo spettacolo di varietà // signore per oggi si chiude qua / signori è finito sto varietà / ma la vita va avanti / pur per noi commedianti / bé, non per tutti quanti / ma salviamo gli astanti / arrivederci, torneremo chissà? / col nuovo spettacolo di varietà
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