mercoledì 4 dicembre 2013

Al mio amato, che si è convertito al comunismo




Ho sempre visto persone che odiano Marx o persone che lo amano. Viene comunemente rifiutato o idolatrato, e in nessuno dei due casi gli viene resa giustizia.
Per questo ho scelto di frequentare le lezioni di approfondimento sull'opera di Marx: dovevo capire.
Già dalla prima lezione del corso mi è successa una cosa strana. Un ragazzo ha iniziato a perseguitarmi con le sue idee, costringendomi a pensare.
Di seguito annoto gli appunti delle lezioni seminariali, chiamando il ragazzo Carlo, nome fittizio ma non casuale.

8/10
Carlo si siede dietro di me, ancora ignara della sua esistenza. Durante la lezione spesso parla tra sé e sé a voce alta e gesticola rumorosamente: sospetto autismo. A fine lezione si allunga e infila un biglietto sotto la mia borsa, appoggiata sulla sedia affianco a me. Fingo di non accorgermene. Dopo poco se lo riprende, resto sollevata e al tempo stesso delusa. Ma immediatamente lui, dopo averlo corretto, lo infila nuovamente sotto la borsa. Terminata la lezione, continuo a fingere di ignorare il tutto, sollevo la borsa come per andarmene e:
-Oh! E' tuo questo?
-Sì, certo! (con aria fiera)
Glielo porgo, ma lui rifiuta.
-Lo tengo io? Sicuro?
-Sì sì.
Se ne va.
Non ho il coraggio di aprirlo subito, corro a casa e mi chiudo in camera. Lo apro, questo è il contenuto:
“ la forsennata specializzazione del lavoro comporta la cavillizzazione delle mansioni e della mentalità privilegiando la diversità e l'ottusità perchè l'abitudine diventa norma → norme individuali → allontanamento sociale → isolamento → soluzione proposta: comprare. OSSERVA LA PUBBLICITA' ”
Sono commossa, lo interpreto come un modo tutto suo per comunicare e sono orgogliosa che abbia scelto proprio me come interlocutrice. Progetto di rispondergli con un altro biglietto simile. Sto molto attenta a lui durante le lezioni dei giorni successivi, ma resto sbalordita: è un ragazzo normale. Nessun segno di autismo, nessuna stranezza. Con gli altri compagni di corso e con i professori è un ragazzo normale, comune, mediocre, banale. Mi sento presa in giro.

15/10
Carlo arriva in ritardo, osserva l'aula e si siede di fianco a me. Stavamo tutti seguendo su alcune fotocopie messe a disposizione dal prof, lui quindi si alza e va alla cattedra per prendere le sue copie. Torna a sedersi, piega i fogli e li mette via: sono costretta a mettere le mie copie in mezzo per farlo seguire. Inizia a prendere appunti sui miei fogli.

Di fianco alla prima bozza di Engels per il Manifesto:
“ ALTERNANZA MOTO-EQUILIBRIO.
SEMINA, RENDITA, RACCOLTA.
COOPERAZIONE.
ENGELS SCRIVE DI IDEE. MARX SMONTA CONCRETAMENTE.
MARX MANGIA E DIVENTA UN PILASTRO
TRASCORRE L'ESISTENZA A NUTRIRSI DELLE CIRCOSTANZE
IMPONENDOSI TRAMITE CONTRADDIZIONI. PRESENTE
ENGELS INDIRIZZA E CREA
BASA L'OPERA SULL'INTUIZIONE E GENIALITA'
COMPLETEZZA
IL MERITO VA A ENGELS PER AVER APERTO LA STRADA VERSO FORME RIVOLUZIONARIE EPPURE SEMBRA CHE SIA UN CAGNOLINO QUANDO ASSOCIATO A MARX
SPECIALIZZAZIONE
OPERAIO HA UN OBIETTIVO E MIGLIORA. ”

Sotto la VI tesi su Feuerbach:
“ LA PERCEZIONE E' FILTRATA DALLA PERSONALITA'?
E SE LO E' VEDIAMO CIO' CHE CONVIENE GUARDARE → QUESTO E' FUGA NELLE GIOIE PERSONALI E VERA INTROSPEZIONE ”

Vicino all'abbozzo di Marx per il Manifesto:
“ 01.. ”

Io lo lascio fare, lo trovo geniale.
Nel frattempo sbircio l'uomo che è seduto di fronte a me, ha tutta l'aria di essere un attivista di partito o di sindacato, di quelli che fanno l'università solo per convincersi di avere ragione. Ha una copia minuscola del Manifesto: una piccola Bibbia. Nella prima pagina c'è scritto, con una calligrafia dolce, sicuramente di donna:
“ Al mio amato, che si è convertito al comunismo.”
Sorrido (un po' nauseata) e torno a seguire le pillole di genialità critica e pungente del mio vicino.
-Ma tu come farai a studiare se prendi gli appunti sulle mie fotocopie?
Gli chiedo.
-Non ti preoccupare, e tu riuscirai a studiare?
Fingo di non sentire la domanda, ma in realtà non so cosa rispondergli.

22/10
Mi siedo, non appositamente, tra due miei amici. Carlo non può farmi sapere le sue idee. Scopro quella che sarà una regola lungo l'intero semestre: se perde l'occasione di comunicare con me durante una delle lezioni di seminario, la recupera nella lezione di corso immediatamente successiva.
Così arriva anche a far spostare i compagni che sono seduti di fianco a me. Lo ascolto volentieri.

29/10
Per la seconda volta di fila, Carlo non trova posto vicino a me. Ma spesso, durante il seminario, lo sento parlare a voce alta e battere sul tavolo. Tipico, penso, non tanto degli autistici, ma degli inquieti. Lo confronto con “l'amato convertitosi al comunismo”, che non perde occasione per fare interventi mirati unicamente a dimostrare agli altri quanto sa già e a se stesso quanto ha ragione.

5/11
Sono ammalata, sono costretta a perdere la lezione di Marx.

12/11
Sono seduta di fianco ad altre persone, e peraltro non ho voglia di vivere. Carlo non può intaccare il mio cervello, meglio così (penso).

Carlo continua a seguire la sua strategia: se non riesce a stabilire un contatto durante le lezioni di seminario, recupera il tempo perduto in altri momenti.
Istituzioni di sociologia, la disciplina più indicata per spegnere il cervello ed ascoltare indifferenti il fiume di definizione che il professore, suo malgrado, è costretto a dare. Mi giro, Carlo è di fianco a me. Costruisce strane piramidi con penne, monete e noci, facendo periodicamente crollare tutto. Mi pesta la borsa. Ogni volta che si muove mi pianta una gomitata nel fianco. Fingo di non farci caso, ma mi sta urtando i nervi. E lui lo sa, forse vuole tenermi sveglia. Ad un tratto mi chiede se ho trovato lavoro. Effettivamente avevo iniziato a distribuire in giro curriculum come fossero volantini, ma sono certa di non avergliene mai parlato. Riesco a fingere di non essere interiormente turbata da questa sua onnisapienza e gli rispondo che a questo mondo evidentemente non c'è posto per me.

19/11
Si siede di fronte a me. La lezione precedente mi aveva chiesto in prestito una matita, senza restituirmela. Ora mi chiede una penna (eppure ne ha una proprio sul suo libro!). Maledico la mia infinità magnanimità e gliela passo, lui mi fa un sorriso strano, sospetto che me la voglia rubare. La usa per pettinarsi, la sbatte sul banco, la fa cadere. Resisto. Accarezza la penna e le sussurra qualcosa, tenta di staccarle la punta. Resisto. A fine lezione me la restituisce.

26/11
“Andiamo a studiare geologia. Almeno i sassi stanno lì, fermi, non parlano, non rompono le palle, non cambiano.” Mi dice un mio compagno di corso, in preda alla disperazione a causa di una più che confusionaria spiegazione di un capitolo inedito del Capitale.
Non sono seduta vicino a Carlo, ma gli lancio un'occhiata. Mi sento costretta ad essergli grata: ha risolto i miei dubbi molto più di quanto abbia potuto fare un professorone universitario o libri, saggi e interpretazioni varie.

Proprio qui sta il punto: Marx non è un sasso, e chiunque si definisca marxista osannandolo come un dio, chiunque creda che ciò che ha scritto possa essere immortale, chiunque si riferisca al Manifesto come alla Bibbia sta sassificando Marx, le sue idee e il suo lavoro.
Il comunismo non è una religione. Marx non è un dio.
Lui ed Engels, immediatamente dopo aver pubblicato il Manifesto, si sono pentiti di averlo fatto: si sono resi conto che le cose erano già cambiate. Così come dopo il fallimento della Comune di Parigi si sono interrogati sul perchè la rivoluzione non avesse attecchito. Così Marx ha iniziato il Capitale, opera estremamente complessa che davvero pochi “marxisti” conoscono a fondo. Tuttavia il pensiero di questo grande filosofo, sociologo ed economista non è stato interamente pubblicato, e non è nemmeno stato interamente scritto!
Occorre un grande coraggio: è il momento di chiudere i libri e di cominciare a pensare. L'ideale comunista va aggiornato, si deve essere in grado di trasformare le idee (fondamentali, ma astoriche) dei grandi del passato perchè la loro eredità non vada perduta, perchè non si continui a vivere nella vuota demagogia del “fare come in Russia”.
Filosofi, letterati, sociologi, scrittori, liberi pensatori che siamo, facciamo nostro questo coraggio.
Cambiamo idea.


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