Ho sempre visto persone che odiano Marx
o persone che lo amano. Viene comunemente rifiutato o idolatrato, e
in nessuno dei due casi gli viene resa giustizia.
Per questo ho scelto di frequentare le
lezioni di approfondimento sull'opera di Marx: dovevo capire.
Già dalla prima lezione del corso mi è
successa una cosa strana. Un ragazzo ha iniziato a perseguitarmi con
le sue idee, costringendomi a pensare.
Di seguito annoto gli appunti delle
lezioni seminariali, chiamando il ragazzo Carlo, nome fittizio ma non
casuale.
8/10
Carlo si siede dietro di me, ancora
ignara della sua esistenza. Durante la lezione spesso parla tra sé e
sé a voce alta e gesticola rumorosamente: sospetto autismo. A fine
lezione si allunga e infila un biglietto sotto la mia borsa,
appoggiata sulla sedia affianco a me. Fingo di non accorgermene. Dopo
poco se lo riprende, resto sollevata e al tempo stesso delusa. Ma
immediatamente lui, dopo averlo corretto, lo infila nuovamente sotto
la borsa. Terminata la lezione, continuo a fingere di ignorare il
tutto, sollevo la borsa come per andarmene e:
-Oh! E' tuo questo?
-Sì, certo! (con aria fiera)
Glielo porgo, ma lui rifiuta.
-Lo tengo io? Sicuro?
-Sì sì.
Se ne va.
Non ho il coraggio di aprirlo subito,
corro a casa e mi chiudo in camera. Lo apro, questo è il contenuto:
“ la forsennata specializzazione del
lavoro comporta la cavillizzazione delle mansioni e della mentalità
privilegiando la diversità e l'ottusità perchè l'abitudine diventa
norma → norme individuali → allontanamento sociale → isolamento
→ soluzione proposta: comprare. OSSERVA LA PUBBLICITA' ”
Sono commossa, lo interpreto come un
modo tutto suo per comunicare e sono orgogliosa che abbia scelto
proprio me come interlocutrice. Progetto di rispondergli con un altro
biglietto simile. Sto molto attenta a lui durante le lezioni dei
giorni successivi, ma resto sbalordita: è un ragazzo normale. Nessun
segno di autismo, nessuna stranezza. Con gli altri compagni di corso
e con i professori è un ragazzo normale, comune, mediocre, banale.
Mi sento presa in giro.
15/10
Carlo arriva in ritardo, osserva l'aula
e si siede di fianco a me. Stavamo tutti seguendo su alcune fotocopie
messe a disposizione dal prof, lui quindi si alza e va alla cattedra
per prendere le sue copie. Torna a sedersi, piega i fogli e li mette
via: sono costretta a mettere le mie copie in mezzo per farlo
seguire. Inizia a prendere appunti sui miei fogli.
Di fianco alla prima bozza di Engels
per il Manifesto:
“ ALTERNANZA MOTO-EQUILIBRIO.
SEMINA, RENDITA, RACCOLTA.
COOPERAZIONE.
ENGELS SCRIVE DI IDEE. MARX SMONTA
CONCRETAMENTE.
MARX MANGIA E DIVENTA UN PILASTRO
TRASCORRE L'ESISTENZA A NUTRIRSI DELLE
CIRCOSTANZE
IMPONENDOSI TRAMITE CONTRADDIZIONI.
PRESENTE
ENGELS INDIRIZZA E CREA
BASA L'OPERA SULL'INTUIZIONE E
GENIALITA'
COMPLETEZZA
IL MERITO VA A ENGELS PER AVER APERTO
LA STRADA VERSO FORME RIVOLUZIONARIE EPPURE SEMBRA CHE SIA UN
CAGNOLINO QUANDO ASSOCIATO A MARX
SPECIALIZZAZIONE
OPERAIO HA UN
OBIETTIVO E MIGLIORA. ”
Sotto la VI tesi
su Feuerbach:
“ LA
PERCEZIONE E' FILTRATA DALLA PERSONALITA'?
E SE LO E'
VEDIAMO CIO' CHE CONVIENE GUARDARE → QUESTO E' FUGA NELLE GIOIE
PERSONALI E VERA INTROSPEZIONE ”
Vicino
all'abbozzo di Marx per il Manifesto:
“ 01.. ”
Io lo lascio
fare, lo trovo geniale.
Nel frattempo
sbircio l'uomo che è seduto di fronte a me, ha tutta l'aria di
essere un attivista di partito o di sindacato, di quelli che fanno
l'università solo per convincersi di avere ragione. Ha una copia
minuscola del Manifesto: una piccola Bibbia. Nella prima pagina c'è
scritto, con una calligrafia dolce, sicuramente di donna:
“ Al mio
amato, che si è convertito al comunismo.”
Sorrido (un po'
nauseata) e torno a seguire le pillole di genialità critica e
pungente del mio vicino.
-Ma tu come
farai a studiare se prendi gli appunti sulle mie fotocopie?
Gli chiedo.
-Non ti
preoccupare, e tu riuscirai a studiare?
Fingo di non
sentire la domanda, ma in realtà non so cosa rispondergli.
22/10
Mi siedo, non
appositamente, tra due miei amici. Carlo non può farmi sapere le sue idee. Scopro quella che sarà
una regola lungo l'intero semestre: se perde l'occasione di
comunicare con me durante una delle lezioni di seminario, la recupera
nella lezione di corso immediatamente successiva.
Così arriva
anche a far spostare i compagni che sono seduti di fianco a me. Lo ascolto volentieri.
29/10
Per la seconda
volta di fila, Carlo non trova posto vicino a me. Ma spesso, durante
il seminario, lo sento parlare a voce alta e battere sul tavolo.
Tipico, penso, non tanto degli autistici, ma degli inquieti. Lo
confronto con “l'amato convertitosi al comunismo”, che non perde
occasione per fare interventi mirati unicamente a dimostrare agli
altri quanto sa già e a se stesso quanto ha ragione.
5/11
Sono ammalata,
sono costretta a perdere la lezione di Marx.
12/11
Sono seduta di
fianco ad altre persone, e peraltro non ho voglia di vivere. Carlo
non può intaccare il mio cervello, meglio così (penso).
Carlo continua a
seguire la sua strategia: se non riesce a stabilire un contatto
durante le lezioni di seminario, recupera il tempo perduto in altri
momenti.
Istituzioni di
sociologia, la disciplina più indicata per spegnere il cervello ed
ascoltare indifferenti il fiume di definizione che il professore, suo
malgrado, è costretto a dare. Mi giro, Carlo è di fianco a me.
Costruisce strane piramidi con penne, monete e noci, facendo
periodicamente crollare tutto. Mi pesta la borsa. Ogni volta che si
muove mi pianta una gomitata nel fianco. Fingo di non farci caso, ma
mi sta urtando i nervi. E lui lo sa, forse vuole tenermi sveglia. Ad
un tratto mi chiede se ho trovato lavoro. Effettivamente avevo
iniziato a distribuire in giro curriculum come fossero volantini, ma
sono certa di non avergliene mai parlato. Riesco a fingere di non
essere interiormente turbata da questa sua onnisapienza e gli
rispondo che a questo mondo evidentemente non c'è posto per me.
19/11
Si siede di
fronte a me. La lezione precedente mi aveva chiesto in prestito una
matita, senza restituirmela. Ora mi chiede una penna (eppure ne ha
una proprio sul suo libro!). Maledico la mia infinità magnanimità e
gliela passo, lui mi fa un sorriso strano, sospetto che me la voglia
rubare. La usa per pettinarsi, la sbatte sul banco, la fa cadere.
Resisto. Accarezza la penna e le sussurra qualcosa, tenta di
staccarle la punta. Resisto. A fine lezione me la restituisce.
26/11
“Andiamo a
studiare geologia. Almeno i sassi stanno lì, fermi, non parlano, non
rompono le palle, non cambiano.” Mi dice un mio compagno di corso,
in preda alla disperazione a causa di una più che confusionaria
spiegazione di un capitolo inedito del Capitale.
Non sono seduta
vicino a Carlo, ma gli lancio un'occhiata. Mi sento costretta ad
essergli grata: ha risolto i miei dubbi molto più di quanto abbia
potuto fare un professorone universitario o libri, saggi e
interpretazioni varie.
Proprio qui sta
il punto: Marx non è un sasso, e chiunque si definisca marxista
osannandolo come un dio, chiunque creda che ciò che ha scritto possa
essere immortale, chiunque si riferisca al Manifesto come alla Bibbia
sta sassificando Marx, le sue idee e il suo lavoro.
Il comunismo non
è una religione. Marx non è un dio.
Lui ed Engels,
immediatamente dopo aver pubblicato il Manifesto, si sono pentiti di
averlo fatto: si sono resi conto che le cose erano già cambiate.
Così come dopo il fallimento della Comune di Parigi si sono
interrogati sul perchè la rivoluzione non avesse attecchito. Così
Marx ha iniziato il Capitale, opera estremamente complessa che
davvero pochi “marxisti” conoscono a fondo. Tuttavia il pensiero
di questo grande filosofo, sociologo ed economista non è stato
interamente pubblicato, e non è nemmeno stato interamente scritto!
Occorre un
grande coraggio: è il momento di chiudere i libri e di cominciare a
pensare. L'ideale comunista va aggiornato, si deve essere in grado di
trasformare le idee (fondamentali, ma astoriche) dei grandi del
passato perchè la loro eredità non vada perduta, perchè non si
continui a vivere nella vuota demagogia del “fare come in Russia”.
Filosofi,
letterati, sociologi, scrittori, liberi pensatori che siamo, facciamo
nostro questo coraggio.
Cambiamo idea.
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