I NoTAV sono tornati a far parlare di sé.
Ieri sono andato al piccolo corteo contro la repressione organizzato dal comitato locale NoTAV per curiosità e in solidarietà a questa lotta e ai compagni e alle compagne che rischiano di vedersi rovinare la vita per combattere la mostruosità rappresentata dal progetto in Val di Susa.
Il corteo faceva parte di una giornata di mobilitazione nazionale (cortei analoghi si sono svolti in 40 città) per denunciare la mostruosa macchina repressiva statale che ritiene di poter uccidere a colpi di manganello e tribunali una lotta ventennale contro una grande opera inutile e dannosa.
Sono alla frutta: dal dicembre scorso 4 compagni sono rinchiusi in un carcere di massima sicurezza per aver incendiato un compressore all'interno del cantiere pressocché vuoto, accusati di "terrorismo" con finalità di omicidio (era presente un operaio dall'altra parte del cantiere) e per aver leso l'immagine dell'Italia. (Se permettete io proporrei di estendere tale accusa anche a un famoso ex-premier: se non lede la nostra immagine il bunga-bunga non so cos'altro possa farlo)
La storia, assurda finché non ci si ricordi di quale stato si stia parlando, è ancora più vergognosa se si pensa alla pena nella quale rischiano di incorrere i compagni in carcere: trent'anni. Trent'anni!
Neppure un assassino si piglia ormai trent'anni. E li rischiano loro, per un compressore incendiato. Robe da pazzi, se non fosse tutto vero.
Nel corso del corteo, la cui variegata composizione rifletteva la parte più generosa della società italiana, quella sinistra che non si ritrova negli affari con le cooperative e nei giochetti di palazzo, si sono costantemente ricordati i motivi che hanno portato a questa lotta senza quartiere contro una mostruosità che minaccia un'intera valle.
La TAV, per quante panzane possiate leggere sulle veline di palazzo, non serve: le linee esistono già e sono sottosfruttate. L'opera in sé faceva parte del cosiddetto Corridoio 5 che avrebbe dovuto unire Lisbona a Kiev su binari ad alta velocità. Il Portogallo s'è già ritirato dal progetto, la Spagna al momento rimane non pervenuta e la Francia sembra ci stia ripensando. Nel frattempo, l'Italia impone questa grande opera a suon di manganelli e tribunali per collegare chissàchi con chissàboh e non riesce a creare un singolo collegamento fra Trieste e la Slovenia (neppure un singolo cambio ferroviario disponibile, eccettuata Gorizia; ricordiamo che il confine passa a circa 10-20 km da Trieste), non parliamo poi di garantire un servizio dignitoso a chi è pendolare.
Il progetto, intanto, è stato convertito da trasporto passeggeri a trasporto merci per soddisfare l'immenso fabbisogno francese di pizza e pasta, merci notoriamente rare e preziose oltralpe. Mi pare di sentirli i francesi disperati all'idea di non poter più azzannare un trancio di pizza made in Italy; come faranno, d'altra parte, le massaie italiane senza la baguette? S'accontenteranno d'un filoncino. Ma non è la stessa cosa, maledetti NoTAV!
Potrei andare avanti ancora molto, ma di tutto questo se ne parla da anni e meglio di quanto potrei fare io. Rimane il fatto che a mio parere (e non sono il solo) il progetto è un'opera mostruosa, viziata dall'inizio da casi di mafia e corruzione, destinata a sottrarre allo stato fondi che potrebbe servire all'edilizia scolastica e civile, alla sanità, all'istruzione di tutti gli ordini e gradi e così via. Perché saremo noi a pagare questo scempio. Tutti noi, noi e i nostri figli e i nostri nipoti.
Essere NoTAV è una questione di buonsenso, non di estremismo come certi giornalacci vorrebbero far credere.
Accendi il cervello.
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