LO SPIRITO DI QUESTA ALLUVIONE PERMANENTE.
Ero giovane ed era estate:
con gli amici ci si trovava al parco sotto le nostre case di solito per giocare interminabili partite di pallone. Non eravamo più bambini ed il mondo era ai nostri piedi.
In quel tempo girava una mezza leggenda nel nostro paese che riguardava una casa in mezzo al bosco abitata da un vecchio marinaio.
Una sera, per gioco, la sorte stabilì chi fra noi avrebbe dovuto incontrare quel vecchio marinaio.
Improvvisamente iniziò a piovere talmente forte che le campagne si riempirono d'acqua e così le strade; noi però avevamo una leggenda da sfatare, l'ennesima alluvione non ci avrebbe fermato.
Partì Luca, poi Marco il curioso e poi anch'io con Cristian perché in due si aveva troppa paura; insomma ci andammo tutti alla faccia della sorte.
Arrivammo alla casa che il sentiero quasi non esisteva più tanta era l'acqua che stava scendendo dal pendio.
Nemmeno il tempo di decidere chi avrebbe aperto per primo la porta che questa si aprì.
Lui stava seduto davanti al fuoco acceso anche se era estate. Sguardo penetrante e sorriso beffardo sembrava uno spirito.
Ci parlo' e fu magia...
Tornammo in paese adulti con queste parole stampate in testa ma ancora non so se ad averle pronunciate fosse stato veramente quel marinaio.
" Per guadagnarci il cielo è fondamentale considerare l'orizzonte.
Senza orizzonte il cielo sarebbe anche mare e non ci si potrebbe orientare.
Io quell'orizzonte l'avevo perso, poi un saggio lo ridipinse davanti ai miei occhi; così il vento oggi profuma ancora di tempera...
Mi parlò come lupo di mare, fuori il temporale e dentro il fumo di sigaretta ammorbidito dalla birra.
La potenza di quei discorsi non era dovuta.
Ci si chiedeva come si potesse fare per trovarla questa felicità.
Devi intercettare la tua essenza, afferrarla e non scordarti più di lei; rendila essenziale affrontando il mondo così. Guardami ragazzo, non ho niente ma sono tutto. Parlano i miei occhi riflesso di ciò che ho dentro; sono furtivamente ricco proprio perché agli occhi della gente sono il contrario.
Sono un uomo di frontiera, fratello del bosco e figlio del mare. Grazie a loro evito il superfluo perché la fatica permette solo alle parole pesanti di uscire dalla bocca.
Dopo un anno di navigazione e qualche bestemmia per le burrasche mai amiche non ti rimarrà altro che la verità.
Vivi così per qualche tempo, intercetta i profumi del legno governando il fuoco. Ascolta il bosco che non dorme mai, apprezzane il risveglio. Vivi estremo, sii uomo di frontiera per imparare ad abbatterne i confini.
Torna in città e combatti. Sii uomo di frontiera anche in mezzo ai lupi e se ti dimentichi dei consigli del bosco, ritrovalo."
I fiumi quella sera non ebbero pietà. Sembrava un complotto del Retrone e della selva di fossi ad esso collegati.
Buona metafora pensai.
Poi quasi per solidarietà i monti attaccarono il cemento vicino ad una casa.
Perché la natura non può che essere coerente e presenta il conto.
Dovremmo prendere appunti.
Parlai a mio padre quel giorno pensandomi uomo di frontiera, fiero di me stesso:
" i responsabili sono sempre altro da noi ed invece siamo noi. Avete vissuto per anni dimenticandovi di voi stessi, avete sorriso al potere tanto da credere di poter ammaestrare il territorio.
Avete approvato un sistema che non prevede responsabili talmente questo è impregnato dalla cattiva burocrazia.
Stolti ci profaniamo a vicenda.
Vivo in una città in alluvione permanente perché permanente è la nostra responsabilità. Non ci sono uomini di frontiera, non ci sono saggi a tessere nuovo cemento."
Parole povere di contenuti le mie, avevo 15 anni.
Da allora molte cose sono cambiate anche se l'alluvione è ancora permanente.
Così, ogni volta che il fiume prende quel colore di fango -cattivo e non più nuovo presagio- salgo il pendio e ritrovo quella casa ora vuota ricercando quello spirito ormai muto ma ancora oggi assolutamente puro.
Nessun commento:
Posta un commento