Vivo in Veneto e sono Veneto.
Un posto strano questo, un posto pieno di contraddizioni.
Eravamo i terroni del nord in passato mentre oggi siamo il motore dell'Italia, cuore industriale della nostra nazione.
Il veneto doc si distingue per il culto del lavoro; secondo l'immaginario comune i veneti sono persone pragmatiche, nate lavorando e destinate a morire di lavoro.
Ci siamo fatti da soli, da poveri a ricchi, da terroni a piccoli industriali; nessuno insomma sembra averci regalato niente.
Questo è ciò che si dice.
Il Veneto che vedo io è pura apparenza , un deserto di campi e cemento.
Vedo e vivo paesi dormitorio, provincia sempre e comunque. Respiro odore di campi alternato a scarichi di acciaieria, vivo zone industriali degradate, patria di night club popolati da puttane ad ore. Il Veneto è anche questo dietro al grande bagliore industriale. La ricchezza che dicono esserci qui io la chiamo disuguaglianza.
Vedo quartieri degradati a pochi chilometri dalle mostre in Basilica, sento parlare di sciopero fiscale e di oppressione burocratica. Vedo anche imprenditori, evasori in Ferrari, sfruttatori di manodopera straniera: quella tanto disprezzata ma poi così utile per le loro pelli pregiate.
Il Veneto è campi e merda. Il Veneto è la patria delle grandi opere, quelle costruite con i rifiuti tossici.
Il Veneto è storia e bellezza.
Patria delle più belle montagne del mondo e della più bella città del mondo,Venezia, ostaggio del turismo d'asporto, delle grandi navi più alte di San Marco.
Perché in Veneto tutto ha un prezzo.
Viviamo in un territorio socialmente devastato, colpito da una profonda crisi culturale. Noi siamo quelli del "progresso ad ogni costo!"
Eppure il colpevole parla romano.
Eppure se il Veneto è il culmine della crisi, dietro ai lustrini la colpa è sempre altrove. La colpa è della burocrazia e del bastardo legislatore che ci opprime con le tasse.
Preferisco pensarla diversamente.
Preferisco pensare che il problema è culturale, ritengo coloro che vogliono l'indipendenza del Veneto responsabili tanto quanto i Romani.
Dunque se indipendenza deve essere, lo sia da tutto questo.
Vorrei essere indipendente da tutta questa cultura.
Da chi non si sente mai responsabile.
Da chi urla la propria rabbia dal centro commerciale.
Da chi predica la tradizione veneta da un gazebo in una zona industriale, di giorno operosa, di notte viziosa e degradata.
Da chi sfrutta i lavoratori perché è colpa delle tasse troppo alte.
Da chi assume in nero sempre e comunque.
Da chi si serve dei migranti perché hanno fame e sono disposti a tutto pur di lavorare.
Dagli evasori in Ferrari.
L'unica indipendenza che approvo vive in Chapas, nei paesi Baschi o in Palestina, giusto per fare un paio di esempi; non a questo si paragoni ciò che sta avvenendo dalle nostre parti.
Perché l'indipendentismo veneto non è altro che uno sfogo immaturo, un tentativo di colpevolizzare sempre l'altro senza ammettere i propri errori, vero peccato originale.
Amo il Veneto, quello genuino, quello di chi è morto con dignità per un'altra idea, non per un tricolore o un leone di S.Marco ma per un'idea di libertà e di giustizia per tutti.
Con rabbia. (quella giusta) Husky Whisky.
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