Credo che in fondo sia
semplicemente una questione di culti.
Siamo uomini: pensiamo
(decisamente più del necessario per la nostra sopravvivenza), ci
facciamo domande che sappiamo essere irrisolvibili e infine scopriamo
di essere terribilmente incapaci di convivere con l'irrequietudine di
non possedere le risposte. Ed è qui che il genere umano crea le
risposte che cercava e, assieme ad esse, la sicurezza che solo le
false certezze sanno dare.
Le religioni sono il prodotto ricchissimo
e complesso della consapevolezza degli uomini di non bastarsi. A noi
servono idee, uno scopo, un insieme di credenze. Ci servono per
sentirci uniti, forti, difesi e, in ultima istanza, giusti.
O peggio, più giusti.
O peggio, più giusti.
Una qualunque comunità
formata da esseri umani necessita, per sopravvivere, di un nemico.
Tale nemico nasce dal pregiudizio, dalla catalogazione del reale, da
biases (errori) cognitivi che la nostra mente usa per semplificare la
nostra visione del mondo. E' automaticamente nemico chi è diverso:
rappresenta una minaccia all'unità della comunità ed alla sua
stabilità. Il nemico ci costringe a rivalutare la correttezza delle
nostre credenze, cosa che non possiamo permetterci. Dunque è proprio
grazie a questa minaccia esterna che la comunità trova il pretesto
per unirsi ancor più; la stabilità viene forgiata dall'odio nei
confronti del diverso. Diverso che si trasforma velocissimamente in
sbagliato ed inferiore.
Ma il meccanismo di
formazione e rafforzamento di una comunità religiosa non
caratterizza unicamente questa realtà, lo si può ritrovare identico
(forse solo più celato) in difesa delle credenze più disparate.
In tempi molto più
recenti, nella gloriosa epoca definita “dei lumi”, coraggiose
personalità, stanche della pesantezza e delle oscenità perpetrate
dalle chiese tradizionali, hanno iniziato una furiosa lotta per
l'affermazione di un nuovo culto. La dea Ragione ha preso il posto
degli dèi precedenti, e nuovi martiri hanno fomentato la credenza
dei seguaci di essere nel giusto. Nuovi credenti, nuovi santuari,
nuove cerimonie. Enormi passi
avanti nella conoscenza del mondo e nella ricerca di una risposta a
quelle tanto fastidiose domande che ci hanno sempre assaliti, è
innegabile, ma accompagnati da un irrispettoso disprezzo nei
confronti di qualunque altro culto. Ecco il punto: nel momento in cui
si passa dalla descrizione al giudizio morale, qualunque disciplina si
trasforma in culto. E la scienza lo è divenuta senz'altro.
Cito
da Orwell:
“«Compagni»
gridò «voi non immaginerete, spero, che noi maiali facciamo questo
per spirito d'egoismo o di privilegio. A molti di noi realmente
ripugnano il latte e le mele. Anche a me non piacciono. Il solo scopo
nel prendere queste cose è di conservare la nostra salute. Il latte
e le mele (e
ciò è provato dalla Scienza,
compagni) contengono sostanze assolutamente necessarie al benessere
del maiale. Noi maiali siamo lavoratori del pensiero. Tutto
l'andamento e l'organizzazione di questa fattoria dipendono da noi.
Giorno e notte noi vegliamo al vostro benessere».”
La
razionalità della scienza è la nostra nuova religione, la nostra
fonte di sicurezza, il nostro nuovo e meraviglioso pretesto.
L'Occidente si è fatto portatore di questo culto innovativo ed ha
iniziato fin da subito a pretendere di trapiantarlo nelle selvagge
terre governate dal misticismo e dall'immobilità. Perchè no? Dobbiamo pur far sapere a quei barbari che l'evoluzione è inevitabile, che ci
offriamo (per il loro bene, certo!) come guida e modello. E siamo
talmente magnanimi da voler esportare tutti i culti che ci stanno più
a cuore: la venerazione per il denaro, i miracoli dello sviluppo
tecnologico, l'individualismo, la cura spasmodica per la persona, la
velocità, l'efficienza. E si potrebbe continuare. Siamo i peggiori
credenti, noi occidentali, siamo dei politeisti invasati e fanatici.
E siamo anche i peggiori fondamentalisti: ci consideriamo talmente
evoluti da avere il dovere morale di trascinare verso di noi le
culture sottosviluppate.
The
white man's burden, di nuovo.
“Addossatevi il fardello dell'uomo bianco
Mandate i migliori della vostra razza
Andate, costringete i vostri figli all'esilio
Per servire ai bisogni dei sottoposti;
Per custodire in pesante assetto
Gente irrequieta e sfrenata
Popoli truci, da poco soggetti,
Mezzo demoni e mezzo bambini. [...]”
Mandate i migliori della vostra razza
Andate, costringete i vostri figli all'esilio
Per servire ai bisogni dei sottoposti;
Per custodire in pesante assetto
Gente irrequieta e sfrenata
Popoli truci, da poco soggetti,
Mezzo demoni e mezzo bambini. [...]”
L'evoluzione
è il nostro nuovo intollerante dio, per il quale abbiamo compiuto i
peggiori crimini, giungendo anche al genocidio.
Non
sappiamo imparare, non concepiamo il relativismo. Non sappiamo capire
che il senso di appartenenza e sicurezza che ci danno i nostri culti
sono esattamente gli stessi sentimenti che animano i diversi da noi.
Un
errore che compiamo ormai da secoli è quello di generalizzare e
semplificare in modo terribilmente riduttivo il mondo islamico,
questo sconosciuto. E' il nemico più facile: è il più forte ed è
quello che ci spaventa più di tutti perchè va a colpire proprio il
nostro essere occidentali. Pecchiamo allora di un pensiero troppo
veloce e banale: consideriamo il fatto che alcuni musulmani siano
pronti a morire e ad uccidere per quello in cui credono come
dimostrazione che l'Islam in sé è sbagliato. E si tratta di un
errore che ci accompagna da sempre: le crociate contro i barbari
musulmani trovano ancora eco nella voce di moltissimi contemporanei.
E non si tratta solo del malcelato razzismo del Front National o
della Lega Nord, ma di un pensiero che serpeggia tra le personalità
più disparate: una per tutte è la Fallaci.
E'
senz'altro legittima e giustificata la nostra paura nei confronti di
ciò che non conosciamo, specialmente se così radicalmente diverso
da ciò in cui siamo ormai assuefatti a credere. Si tratta di uno
scontro di civiltà (leggi: culti), è una guerra che vede più
fronti schierati e con armi differenti, ma con lo stesso desiderio di
dominare il nemico e di imporgli le proprie credenze.
Combattere il fondamentalismo con la presunta superiorità della nostra ragione-religione non è altro che una diversa forma di fondamentalismo.
Combattere il fondamentalismo con la presunta superiorità della nostra ragione-religione non è altro che una diversa forma di fondamentalismo.
E'
un circolo vizioso che continua da sempre, e l'unico modo per rompere
questa catena che ci immobilizza è la consapevolezza che, in fondo, siamo tutti mossi
da pretesti. Che l'Islam (come le altre religioni) è un complesso ed articolato prodotto
dell'uomo e che l'uomo talvolta sfrutta come pretesto per compiere
azioni che umane non sono più (o che lo sono fin troppo).
E che
anche la nostra fede nell'Occidente evoluto e portatore di libertà e
democrazia è un pretesto, un'arma per sopraffare chi non accetta di
credere nei nostri dèi.
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