mercoledì 7 gennaio 2015
Nous sommes tous Charlie
Queste sono poche, brevi righe per commentare l'attentato contro Charlie Hebdo di stamattina.
Stamattina mi alzo, mi vesto, vado a fare la spesa in un paese tranquillo di un'Europa tranquilla; torno a casa e nel cuore del continente ci sono dodici morti in più.
La sede di Charlie Hebdo è stata attaccata da due uomini mascherati con passamontagna e armati di kalashnikov: avrebbero urlato frasi come Allah Akbar e simili, hanno sparato e sono fuggiti. Dietro di loro, dodici morti.
Per cosa? Per aver fatto della satira?
Non è accettabile, non ci sto, non ci starò mai.
Questo detto, trovo ributtante la campagna che alcuni politici nostrani hanno già iniziato contro gli immigrati con il pretesto della matrice islamica. "La vera natura dell'Islam", "vengono a casa nostra e ci ammazzano", "eccoli sono tutti così"...mi viene da vomitare.
No, non in mio nome. Non in nome mio di cittadino amante della libertà, di difensore del diritto di satira, di cittadino che magari non sempre era d'accordo con le vignette di CH; non in mio nome.
Non è così che si sconfigge l'odio che percorre il nostro mondo tormentato, non è così che si fermano i fanatismi, non è con la guerra contro il diverso che si arresta l'odio. Non è pensando di poter giudicare un miliardo e mezzo di persone sulla base di due esaltati con in mano un kalashnikov che si estirpa il terrorismo bensì fornendo alternative. Disinneschiamo la bomba, non facciamola brillare; farla brillare è l'ultima risorsa di chi non ha più fiato. Non aggiungiamo oppressione all'oppressione; di fronte al disprezzo, offriamo l'educazione, la tolleranza e il rispetto. Solo così potremo sperare di porre fine agli atti dei pazzi che si fanno saltare per un loro dio personale.
Dialoghiamo con chi ha una cultura o una religione diverse dalle nostre, chiediamo il loro aiuto; se non vogliamo farlo per noi stessi, facciamolo per le dodici vittime.
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