lunedì 4 aprile 2016

La città dei QSF


(*QSF sta per Quarantenni Su Facebook)

Sono tornato, come chi mi conosce sa. Sono tornato alla casa del padre e della madre, il nido di quel fanciullino che un po' di sana psicoterapia avrebbe calmato al povero Pascoli che infiniti lutti addusse agli studenti.

La cosa non mi ha trovato troppo entusiasta. Ci sono, tuttavia, lati positivi e negativi; partendo da quelli positivi:
- ho a disposizione (limitata) un'auto;
- non devo farmi da mangiare;
- sto riprendendo i contatti con molti amici che negli ultimi anni ho visto poco, troppo poco;
- riesco ad andare in montagna a brigantare molto più facilmente - scusate se è poco.
Ecco, tutti questi motivi mi rendono molto piacevole l'essere tornato nella mia casa di pianura, cui non si arriva salendo su per salite che spomperebbero Ercole (o così almeno mi lasciavano intendere gli amici in visita o a cena). Sono meno indipendente ma molto più rilassato, non devo più procacciarmi il cibo e per ora non avendo un lavoro posso permettermi il lusso di passare le mie giornate in preda alla noia. Che pacchia!

Il problema è che la mia città mi va stretta ormai. Sorvolando sui problemi che ogni città si tira dietro, non riesco a togliermi dalla testa l'idea che questa città sia stata concepita da un quarantenne su Facebook.
Me ne sono reso conto l'altro giorno che cercavo una cartolina da mandare ai miei amici rimasti nella città dove ho studiato e ho trovato la cartolina che vedete più sotto: era la migliore. Il resto era un'accozzaglia di cuoricini e baci e baciotti e fiori che manco il festival di Sanremo. Proprio roba da QSF.

Non so se ce li avete presente: uomo/donna, non importa, umorismo molto discutibile (non nel senso di barzellette sugli ebrei), disagio più o meno acuto nell'uso della punteggiatura??, e immagini che graficamente chiamano la vendetta degli dèi tutti. Per intenderci, quella stessa gente che arreda impeccabilmente le proprie case passando ore a discettare sulle mistiche proprietà del mogano rispetto al ciliegio e poi si scioglie inesorabilmente di fronte a Wordart che proclamano verità assolute sull'importanza del caffè mattutino corredate da orrendi gattini digitali con occhi sproporzionati.

Questa è la cartolina meno pacchiana che ho trovato. No, non sono le mie mani.

Ecco, la mia città è (anche) questo. Mentalità piccole, pacchiane, vedute limitate e limitanti. Al punto che stanno ancora a parlare di compensazioni per la TAV che non fermerà qui, invece di dichiarare guerra e impedirgli di costruirla. Se non possiamo salire sul treno cosa ce ne frega dei gerani nelle aiuole? Diamogli fuoco (al treno e ai gerani).

Casa mia è anche noia, volontà d'ordine, litigi perché ti rolli la cicchetta in cucina. E ordinanze antialcol in centro storico, ordinanze antibarboni e suonatori ambulanti e le multe a chi si stende su un prato dove è un miracolo se non ti buchi per sbaglio con una siringa (diventando così eroinomane se ti va bene, sieropositivo se hai sfiga).

Vi chiedo scusa per questo sfogo un po' sconclusionato, avevo bisogno di togliermeli quei due-tre sassetti dalla scarpa. La città è grigia, piccola e un po' bigotta - la classica smorfiosa di campagna che vuol farsi passare per gran dama. Che ci volete fare?

Come cantano quei profeti dei Cetomedio "è il miracolo del Nordest". E a noi non resta che votarci alla Madonna da Monte Berico™ di riuscire a cavarcela.

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