lunedì 16 maggio 2016
Tre pensierini veloci
Dal momento che in questo periodo sono in preda di un blocco dello scrittore di quelli proprio forti, niente post unitario, bensì tre veloci pensierini e vediamo come va. Se poi mi torna l'ispirazione ve lo faccio sapere, altrimenti magari continuo così.
Questi sono due pensierini politici scaturiti da alcune discussioni e notizie degli ultimi tempi, mentre il primo è la descrizione di un attimo in cui magari vi riconoscerete, magari no.
IL FREMITO DELLA MALINCONIA
Ci sono dei momenti in cui la mia pelle si tende e i miei muscoli si innervosiscono. Vengo percorso da un fremito, il mio corpo sente il bisogno di inarcarsi di muoversi di urlare. Mi capita spesso quando sono in treno, dopo aver vissuto qualcosa, come se avessi fatto il pieno di emozioni e dovessi scaricarmi, magari grazie anche all'intervento di una bella canzone. Mi è successo quasi sempre tornando a casa, salutando inadeguatamente gli amici e le persone care come mio solito. In quei momenti vorrei alzarmi e gridare; ecco, quel brivido, quel solletico, quella tensione nell'anima io la chiamo la prova tangibile della bellezza, della malinconia e della nostalgia. Esisto perché provo. provo perché sovraccarico. Non so se voglio smettere.
Viva la fisica delle emozioni.
UNIONI CIVILI CON BENALTRISMO
Sono passate le unioni civili con la fiducia.
La destra non ha votato, la sinistra si congratula, l'ultrasinistra è critica, l'ultradestra promette battaglia, i qualunquisti si lamentano. Che poi quelli che si congratulano manco sono sinistra se non nell'accezione popolare dei tg, ma tant'è: "vox televisionis, vox dei". In ogni caso ne è uscita una legge che riesce a scontentare quasi tutti, che introduce pochi diritti (ma meglio di nessuno) e che è riuscita a farsi nemico il grande popolo dei benaltristi: con tutti i problemi ci sono, proprio delle unioni civili (traduzione: dei froci, che il benaltrista non guarda in faccia alle parole, sono ben altri i problemi) bisogna occuparsi? E la disoccupazione? E i migranti? E così via. D'altronde si sa: se non avessero perso tempo con quelli là avevano tempo per varare il piano quinquennale che risolveva tutti i problemi del mondo e invece.
Un segmento del popolo benaltrista poi sta indicendo un referendum contro la legge andando contro la propria raison d'etre, ma in fondo la schizofrenia si sa che non fa discriminazioni né prigionieri. Il timore è che (come già successo con l'aborto, il matrimonio civile e la fine di segregazione razziale e schiavitù) la società stia per crollare.
Si facessero un piatto di cazzi loro la società starebbe tanto tanto meglio.
ANALOGIE
Ad Husky Whisky e a me ogni tanto piace trovarci davanti a una birra e discutere di cose senza un piano.
L'ultima volta discutevamo delle sue fatiche accademiche quando il discorso si è improvvisamente spostato sull'islamismo e il terrorismo islamico. Il classico argomento leggero che ti fa venire voglia di vivere, eppure a noi è piaciuto. Allora, nel corso della nostra conversazione, mi è sovvenuta questa simpatica considerazione: il movimento islamista di oggi assomiglia un sacco al movimento comunista di una volta. Prima che urliate di sgomento, io per primo sono ancora comunista. Ma le analogie tengono: sia il marxismo sia l'islamismo sono ideologie totali; si propongono di cambiare il mondo e di rimodellare la società a loro immagine e somiglianza, oltre a promettere il paradiso (terreno quello marxista, oltremondano quello islamista); si sviluppano nelle periferie delle città e dell'impero e al cuore dell'impero mirano. Si rivolgono ai diseredati, ai marginali, ai figli degli schiavi. Sono entrambi movimenti che appaiono monolitici all'esterno e che invece sono attraversati da grandi linee di frattura e che sanno farsi la guerra tra di loro. In questo modo, proseguendo l'analogia, Hezbollah contro Isis ricorda Vietnam contro Khmer rossi. Entrambi i movimenti sono internazionali e internazionalisti, reclutano da ogni dove foreign fighters accomunati tra loro da una fratellanza che oltrepassa i confini e ispirati da una fede bruciante. La guerra in Siria, così, assomiglia un po' alla Spagna del '36: islamisti che, richiamati da ogni dove, si sfidano sul campo cercando di conquistare terreno mentre altri islamisti gli sparano addosso e i curdi, poveri repubblicani dei giorni nostri, soffrono spaesati e combattono mentre i loro nemici vengono riforniti dalle potenze regionali nel silenzio generale del mondo.
Corsi e ricorsi storici (ma molto molto peggio).
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