martedì 24 dicembre 2013

IL MIO AUGURIO DI NATALE





Era natale il 17' sull'altopiano, con la neve ghiacciata e fiocchi di bombe a colorar le strade.
Non ci pensavano al fottuto albero di Natale, i loro alberi erano gialli di gas, rossi di morte.
Era natale il 43' sui pendii più alti, dentro la resistenza. Ma lo era anche dentro i cinema adibiti a punti di comando, lo era nei distaccamenti, fra i posti di blocco dove si parlava tedesco.
Era natale il 69' a Milano, dopo quella bomba maledetta, lo era nei circoli degli studenti e fra gli operai.

Per la Democrazia Cristiana invece, Natale lo è sempre stato.

E' quasi natale anche nel 2013....
Lui è ancora un falegname oggi, oggi che spopolano i quartieri industriali spacca ancora la legna per la stufa e lavora di pialla e sega tutto il giorno.
Lì in mezzo a quel nulla di cemento sopravvive quell'oasi di segatura, quasi per dispetto.
A volte il rumore del suo martello supera inspiegabilmente quello delle macchine industriali, il legno si impone ai metalli. Molti manco se ne accorgono ma io quando ci passo davanti a quella bottega mi sento meglio.
Sento che dopotutto qualcosa resiste ancora, che qualcuno annusa ancora la resina e sa riconoscere dal suono del legno il tipo di albero.

Ad ognuno il suo, a chi il mare a chi le montagne, a noi la pianura e talvolta la nebbia.
Ad ognuno il suo, a noi le fabbriche fuori città ed il cemento ovunque per non sbagliare.

Quel negozio resiste, prova a dimostrarmi il contrario  mentre tutto attorno muore perché l'economia ha deciso di prendersi le ferie, quel falegname rimane e pompa ossigeno puro a quelle strade sempre più rovinate dai Tir.
Quel falegname parla poco e quando parla non lo fa a caso.
E' nato con i calli alle mani non poteva permettersi dunque il lusso di fare il commesso o il cameriere.
"Qui invece è pieno di gente con i calli al culo" sostiene e come dargli torto.

Personaggio di altri tempi lavora in luoghi di questi tempi, rende giustizia ai larici che preferiscono le sue mani alle segherie industriali. Non ci stanno loro a diventar cucine svedesi da assemblare.
E' Natale anche per lui, persona degna salirà sull'altopiano dalla sua famiglia di umili e scenderà la sera.
Poi torneranno la pialla e il martello e le fabbriche e il cemento e la resistenza.

Dedico a lui i miei auguri, auguro a tutti un mondo più ricco di umili, migliore perché riconnesso alla terra.
Dedico i miei pensieri a quel negozio, a quel falegname.
Dedico il Natale a questo sogno.

Quel negozio non esiste, quel falegname nemmeno ma mi piace pensare che da qualche parte un giorno nascerà un ragazzo con i calli alle mani, con quel destino scolpito nel cuore. Allora i vecchi alberi potranno tirare un sospiro di sollievo. Allora sarà il futuro, nipote del nostro passato, un'entità nuova, una società nuova ma scolpita quasi come se l'avesse lavorata un falegname, in mezzo alle fabbriche, in mezzo a questo nostro Natale che vi auguro di passare bene.

Amate.
Pensate.
Gioite e Sperate, la rivoluzione continua!.




1 commento:

  1. Natale di attese, meravigliosa attesa, ognuno di noi attende qualcosa e guai se questa attesa terminasse.
    A tutti coloro che hanno deciso di desiderare e di saper attendere impegnandosi a essere migliori per cercare di far migliore questo mondo auguro che Natale sia tutti i giorni

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