domenica 9 novembre 2014

La cicala e la formica

LA CICALA E LA FORMICA o ENTOMOLOGIA DEL SOCIALISMO

Tutti conoscono la vecchia fiaba della cicala e la formica.
La formica lavora, la cicala si gode la vita. La formica sopravvive all'inverno, la cicala muore.
Tutti conoscono questa favola, antichissima.
Io la odio questa favola.

Perché chi ve la racconta si scorda sempre di dirvi che la formica vive sotto il controllo della Regina, è una schiava.
Facile essere laboriosi se a sera torni a casa e ti frustano se non hai prodotto.
Facile essere laboriosi se ti minacciano di lasciarti al freddo e senza pane.
Facile essere laboriosi se appena canti o ti ribelli ti sparano.

Chi ve la racconta omette di dirvi che la cicala non cantava solo per sé stessa: cantava anche per la formica.
E muore perché non si sottomette.
E muore perché non produce.
E muore perché, improduttiva, non ne pagano l'operato, non ne pagano il canto.

La formica (ma anche l'ape) viene definita operaia.
Non è un caso.
Guardate un formicaio e capirete il capitalismo.
Sotto stanno le operaie: piccole, nutrite quel tanto che basta, asessuate, sottomesse, precarie, oppresse da un'ideologia che se ne cura fintanto che sono produttive e guai a smettere di produrre, nate e allevate perché lavorino sino alla morte.
Appena sopra i soldati: meglio nutrite, più grosse, vivono anch'esse per servire, per difendere coi propri corpi la Regina, senza individualità, senz'amore, senz'anima, dei robot.
E sopra la Regina: grassa, oscena e dissoluta, tesa all'unico fine della riproduzione, che della propria prole non si cura se non come mezzo di continuazione dell'ordine sociale.
E se c'è una minaccia, un ordine ai soldati e sono manganellate.

Fuori, la cicala: libera, intelligente ed intellettuale, creativa, non teme padroni, non conosce servaggio, canta libertaria e muore indigente col primo freddo.

Allora raccontiamola diversa questa favola:
raccontiamo che la cicala ha incendiato il cuore dell'operaia con versi ardenti, che ha convertito il soldato con le sue note di gioia libertaria, che ha trafitto il putrido ventre gonfio della regina (mai più maiuscola ed inarrivabile). Che la solidarietà ha vinto l'egoismo con cui educarono la formica, che la cicala superò l'inverno e giunta la primavera andò a rovesciare un altro formicaio. E magari un giorno morirà in un formicaio sudamericano, ma che importa? Già alcune formiche saranno libere e altre formiche le seguiranno.

"Nessuno è libero finché anche una sola formica al mondo sarà in catene."
(Ernesto Che Cicala)


RINGRAZIAMENTI
Questo post non avrebbe visto la luce senza il prezioso input di Ruphus Eclair (grazie) e le tenaci orecchie di Kitty Slasher, Gil Insomnia e Sinistro Crudeli che vi hanno prestato ascolto (grazie grazie grazie). Un ringraziamento anche al Pensatoio, pizzeria e sbevazzeria di fiducia che ci ispira spesso idee strambe e geniali. Tanto per dire, "La birra vince sempre sull'indivia e sull'olio" è nato lì. Forse anche "Imbriagati e parla di rivoluzione" ha visto la luce in quel luogo, ma ero imbriago e non me ne ricordo. Fine della digressione.