sabato 3 ottobre 2015

venerdì 2 ottobre 2015

A T.



A T.

non ho dubbi che questa mia lettera sarà una sorpresa per te. Non dovrebbe esserlo, secondo me: ho sempre amato i gesti teatrali e tu questo dovresti saperlo bene.

domenica 5 luglio 2015

La Grecia o la scomparsa di destra e sinistra

POVERA GRECIA, POVERA DEMOCRAZIA


Povero popolo greco. Due volte povero questo popolo; povero perché lo stanno riducendo alla fame e quando un popolo intero è ridotto alla fame gli si strappa con il cibo anche   l'intelligenza e infine la sua stessa libertà; povero la seconda volta perché nessuno ci tiene a questo miserello di un popolo, né chi lo ricatta né chi gli regala la fiaba con il lieto fine. Di questi greci con il loro sirtaki, con le loro mille capre, le loro olive nere, le loro chiese immacolate a picco sul mare, i loro porti e pescherecci, non importa a nessuno.

Non importa alla sua dirigenza , troppo debole, incapace e spaventata, né a quel ginepraio di mamba neri che si annidano dietro il titolo di “creditori” .

Il lieto fine non ci sarà per questo popolo. Comunque vada a finire questo gioco di potere e soldi, soldi e potere,  i greci perderanno molto più di quanto otterranno se mai  otterranno qualcosa.


Il caso Grecia prima ancora d'essere una questione economica è una questione morale.
Morale infatti è chiedersi se sia più infame il furto o l'usura; morale è chiedersi se ci sia una qualche differenza tra l' uccidere o il lasciar morire; morale è ancora chiedersi se gli spettatori di un'esecuzione non siano meno colpevoli del boia che la esegue. Morale è chiedersi se la colpa di aver eletto i peggiori tra i loro cittadini debba costare così caro ad un popolo intero.

Sì, il caso Grecia è molto più di una pira di verdoni pronta a prendere fuoco, è il presente e il futuro di una nazione con i suoi uomini con le sue donne, i suoi vecchi e suoi giovani.
 è la strada   dell'eroe tragico che va in contro all'inevitabile con dignità. Forse però ai greci toglieranno anche quella.

Un eroe lasciato solo,  questo a me pare il popolino greco, lasciato  solo ad  affrontare  un esercito di maramaldi, molti colpevoli e frotte di “Ponzio Pilato” .

Di  Ponzio Pilato e di maramaldi  è sempre piena la storia.  Non si estinguono (anzi prolificano) né smettono mai di giustificare i loro “porchezzi” tirando fuori il "muss sein!", “la necessità” e il caso.   Saranno sempre li a dirvi  che loro non c'entravano e se c'entravano, cercheranno  riparo  sotto l'ombrello delle colpe altrui.  Eppure per quanto questi mentano e  truffino, il popolo finisce ogni volta  per credere alle loro menzogne e  alle loro truffe .

Troppe volte questo è successo per illudersi che la storia non si ripeterà sempre identica a sé ed'è  questo che ci dovrebbe insegnare a diffidare da chi ha il potere. Nasce così in me  il legittimo dubbio che lo “scravattato d'Europa”   non sia meno lenone ruffiano dei suoi predecessori, che il suo referendum non sia che uno specchietto per le allodole e che i suoi discorsi al popolo siano solo un sacco di panzane.
Insomma viene da pensare che questa commedia chiamata democrazia da qui a qualche giorno si trasformerà in un rito orgiastico tutto a discapito del popolo greco. Che il macabro rito abbia inizio!

                                                                               Uomo Nero
 

venerdì 23 gennaio 2015

La tela di Cassandra

Edvard Munch, Madonna (1895)
Vedo Cassandra in un baretto del vicentino dalle birre economiche. Apre un concerto hard core. Ma di hard core lei ha ben poco se non forse l’attitudine, la necessità dirompente di dire qualcosa di esistenziale ma comprensibile a pochi.
Inginocchiata sul palco inizia una danza di mani che corrono sui numerosi effetti a pedale. Sulla rete di effetti si muove sapiente ed elegante come un ragno sulla sua tela.
Sono in prima fila quando vengo invaso dai suoni. Un mare di vibrazioni in cui puoi annegare e allora cerchi la riva più vicina, non capisci e fuggi, o puoi lasciarti trasportare dalla corrente e scoprire dove ti porta.
E allora comprendo Cassandra. C’è una struttura, nella sequenza di rumori c’è una struttura primigenia, ma il tuo cervello è troppo pigro per comprenderla, troppo timoroso di scoprire una qualche verità e ipnotizzato dai movimenti di Cassandra sui pedali, a metà tra cobra e incantatore di serpenti.
E’ un’improvvisazione jazz, meditata e mediata dall’emotività della performance.
Ma il momento più commovente è quello dello stetoscopio. Nello schema di suoni inserisce quelli del proprio corpo, il battito cardiaco, le vibrazioni della pelle (se qualche amico musicista vi dice “con la mia musica voglio esprimere quello che ho dentro” ditegli che è in ritardo). Mai la musica è stata così vicina ad essere tutt’uno col proprio creatore, con l’essere umano, col pubblico. Cassandra ti pervade con in suoi oracoli contemporanei e tu non hai appigli razionali, ogni suono è una lama se cerchi di afferrarlo con la mente. Devi sentire le vibrazioni con il tuo corpo, interpretare gli oracoli con quello. In fondo è l’unica prova che esistiamo in una qualche dimensione.
Intenzionato a sapere se Cassandra, come nel mito greco, rimarrà inascoltata, ho deciso di intervistarla.