sabato 3 ottobre 2015

LE PAROLE SARANNO SEMPRE L'ORIZZONTE



 






Il punto che cerco di sostenere dalla cima di questa montagna è molto semplice: da qui sopra l'opera umana complessa non ci insidia.
Non c'è legge che ci può raggiungere, qui i tribunali non hanno competenza su di noi. Con questo spirito comparo il mondo. Mai accadrà: che l'azione sia sentinella del pensiero.

E' nostro dovere vegliare sul giusto affinché non sfugga al bene; se mai dovesse accadere un delitto di tale portata, combattete per riportare tutto come conviene. E se mai fosse un potere in apparenza più grande di voi ad esserne responsabile, dichiaratevi colpevoli e continuate inesorabilmente a ricercare il nesso che è la cifra di ogni vita degna: l'azione umana consapevole.


Vivendo così sarete voi e i vostri compagni il destino di una vita meravigliosa. La morte, massima fra le paure dell'uomo, vi apparirà così come la natura la contempla: un fatto umano intimo. Siamo uomini appunto perché mortali, appunto perché abbiamo uno spirito che pesa esattamente come il corpo e il pensiero: non atomi ma tre parti meravigliosamente una.


E dunque ogni nostra opera dovrà essere giudicata per quello che è, non per quello che pesa. Le sovrastrutture - macigni non più sostenibili dal pensiero - siano immediatamente distrutte.

I dogmi non hanno anima, noi si.

E se ci manca la forza distruttrice non sia la passività nostra maestra ma l'accettazione saggia perché molto più alta: lo scherno in alternativa.


Così parlano infondo le tavole della nostra legge. Non è un mondo fatto per Abramo, l'uomo disposto ad immolare a Dio il proprio figlio. Dichiaro piuttosto il diritto -ancor più i suoi servitori- figlio di uno stato privo di anima; non perché ingiusto ma perché creato dalla stessa sostanza del padre.

Non di padri abbiamo bisogno ma di uomini e donne prima che di madri e di padri. Un passo indietro allora per farne uno avanti.


Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.

Non dimentico il peso di una legge ma c'è una differenza che è necessario sottolineare. Sopporto, anzi supporto il fondamento di uno stato nato dal peso di una rivolta, dal giovane sangue di chi immaginava un avvenire: immaginava ed agiva, pensiero ed azione.

Aborro invece la consuetudine, il Cesare che si mescola a Dio, la forma che diventa sostanza quando vorrei che quest'ultima diventasse stato. Il movimento all'immobilismo, il basso più che l'alto, l'orizzonte.
Le parole continueranno a fare il loro dovere e chi le ritiene responsabili di sabotaggio intenda bene: faranno molto di più.

Continuate pure dunque a perseguire ciò che non ha senso perseguire, le parole degne hanno confini ben superiori, arrivano in alto dove i tribunali non hanno giurisdizione. Abbattono, fracassano, costruiscono, armonizzano, elevano.

La sbarra imprigionerà solo Cesare.

Le parole, come segni scolpiti sulla roccia, saranno sempre l'orizzonte.

Nessun commento:

Posta un commento