sabato 13 dicembre 2014

Consigli per le masse


Dodici pirle di saggezza per grandi e piccini
Si consiglia di assumere
vicini o lontani da pasti, sigarette, alcolici.
Si sconsiglia l'uso a pazienti afflitti da
Sindrome di Ironicodeficienza Acquisita.
Non hanno effetti collaterali se non vengono seguiti
Dose gioraliera consigliata: libera.

domenica 9 novembre 2014

La cicala e la formica

LA CICALA E LA FORMICA o ENTOMOLOGIA DEL SOCIALISMO

Tutti conoscono la vecchia fiaba della cicala e la formica.
La formica lavora, la cicala si gode la vita. La formica sopravvive all'inverno, la cicala muore.
Tutti conoscono questa favola, antichissima.
Io la odio questa favola.

Perché chi ve la racconta si scorda sempre di dirvi che la formica vive sotto il controllo della Regina, è una schiava.
Facile essere laboriosi se a sera torni a casa e ti frustano se non hai prodotto.
Facile essere laboriosi se ti minacciano di lasciarti al freddo e senza pane.
Facile essere laboriosi se appena canti o ti ribelli ti sparano.

Chi ve la racconta omette di dirvi che la cicala non cantava solo per sé stessa: cantava anche per la formica.
E muore perché non si sottomette.
E muore perché non produce.
E muore perché, improduttiva, non ne pagano l'operato, non ne pagano il canto.

La formica (ma anche l'ape) viene definita operaia.
Non è un caso.
Guardate un formicaio e capirete il capitalismo.
Sotto stanno le operaie: piccole, nutrite quel tanto che basta, asessuate, sottomesse, precarie, oppresse da un'ideologia che se ne cura fintanto che sono produttive e guai a smettere di produrre, nate e allevate perché lavorino sino alla morte.
Appena sopra i soldati: meglio nutrite, più grosse, vivono anch'esse per servire, per difendere coi propri corpi la Regina, senza individualità, senz'amore, senz'anima, dei robot.
E sopra la Regina: grassa, oscena e dissoluta, tesa all'unico fine della riproduzione, che della propria prole non si cura se non come mezzo di continuazione dell'ordine sociale.
E se c'è una minaccia, un ordine ai soldati e sono manganellate.

Fuori, la cicala: libera, intelligente ed intellettuale, creativa, non teme padroni, non conosce servaggio, canta libertaria e muore indigente col primo freddo.

Allora raccontiamola diversa questa favola:
raccontiamo che la cicala ha incendiato il cuore dell'operaia con versi ardenti, che ha convertito il soldato con le sue note di gioia libertaria, che ha trafitto il putrido ventre gonfio della regina (mai più maiuscola ed inarrivabile). Che la solidarietà ha vinto l'egoismo con cui educarono la formica, che la cicala superò l'inverno e giunta la primavera andò a rovesciare un altro formicaio. E magari un giorno morirà in un formicaio sudamericano, ma che importa? Già alcune formiche saranno libere e altre formiche le seguiranno.

"Nessuno è libero finché anche una sola formica al mondo sarà in catene."
(Ernesto Che Cicala)


RINGRAZIAMENTI
Questo post non avrebbe visto la luce senza il prezioso input di Ruphus Eclair (grazie) e le tenaci orecchie di Kitty Slasher, Gil Insomnia e Sinistro Crudeli che vi hanno prestato ascolto (grazie grazie grazie). Un ringraziamento anche al Pensatoio, pizzeria e sbevazzeria di fiducia che ci ispira spesso idee strambe e geniali. Tanto per dire, "La birra vince sempre sull'indivia e sull'olio" è nato lì. Forse anche "Imbriagati e parla di rivoluzione" ha visto la luce in quel luogo, ma ero imbriago e non me ne ricordo. Fine della digressione.

giovedì 28 agosto 2014

La mamma degli intolleranti è sempre incinta

Questo è un post di risposta a Uomo Nero. Il suo lo potete trovare qui.

"Move outside the tangle of fear-thinking.
Live in silence."
Jalāl ad-Dīn Muḥammad Rūmī, mistico sufi e poeta

martedì 29 luglio 2014

Libano: impressioni, riflessioni e appunti vari


Non era mia intenzione abbandonare così il mio diario di viaggio, ma dopo due settimane di continui rimandi e continue autogiustificazioni ("Ho da studiare, scriverò domani, internet va da culo") mi sono reso conto che qualcosa non funzionava: questa dovrebbe essere un'esperienza che un po' ti cambia la vita (e lo sta facendo - anche se non quanto pensavo) e tutto quello che riesco a scrivere è che mi imbriago e visito una città dietro l'altra? Per quello c'è tripadvisor. Kollettivo Ferramenta dovrebbe offrire qualcosa di diverso.

Decisamente gran parte della colpa è mia: da un lato ho lasciato che le mie capacità analitiche si affievolissero, sopraffatto come sono dalla bellezza puramente estetica del paese, delle spiagge e delle città; dall'altro forse mi aspettavo un po' di feedback in più, che i lettori mi aiutassero con la loro curiosità ad esplorare quegli aspetti del Libano che da studente di arabo e da superficiale conoscitore della sua tormentata storia magari tendo a dare per scontati.

Invece si è stabilita una spossante routine, interrotta da momenti di puro turismo, e i miei buoni propositi sono finiti in fondo al mare.
Questo è un piccolo tentativo di porvi rimedio, a una settimana e mezza dal mio ritorno in patria. Se si dovessero aggiungere altre riflessioni, proverò a pubblicarle.

mercoledì 18 giugno 2014

BAR, ANARCHIA E AMORE IN QUANTITA'




Libero era un anarchico di paese che dell'anarchia non sapeva niente ma a quanto pare era felice lo stesso...
Pochi giorni fa ha scritto queste parole sopra ad un giornale vecchio di un giorno; le ha scritte vicino all'editoriale del direttore, quasi una sfida o una prova d'amore.
Accademia contro alcolismo; io a leggere con un caffè in mano prima di studiare.
Non ho studiato, ho ripudiato la retta di regressione con i suoi grafici:
 - Scusa non ho tempo, oggi devo vivere -  mi son detto...ed è uscito un sole inaspettato. 
Ho sfidato il monte, avevo bisogno di aghi di pino e del loro profumo nei polmoni. 
Ho sudato parecchio e mi sono quasi pentito perché quella maledetta croce non riuscivo a raggiungerla.
Poi ci sono arrivato, ho aperto lo zaino e ho tirato fuori le parole di Libero; quelle originali scritte vicino all'accademico editoriale:

" Libero è chi balla un tango nel deserto
Schiavo è il turista che nel deserto balla
Libero è il nome e se mi incontri capiti male
Schiavo è chi detesta le cicale

Libero è l'innamorato
Schiavo è chi deve esserlo per forza

Libero è chi annusa il maestrale
Schiavo è chi non rispetta un temporale
Schiavo è chi resiste alla fantasia
Libero è chi sorride al potere, a Dio e alla malattia"

" Grazie a Libero, al sole inaspettato e alle schiavitù oggi battute."
Mi sono concesso questa frase prima di attaccare tutto su quella croce che domina la pianura.
L'augurio è che il vento stacchi quel foglio rendendo onore a quelle parole...meritano solo di volare ostinate, contrarie e anarchiche proprio come Libero che oggi riposa in pace e vivrà sempre nei miei sogni.  


A LUNA, VIOLINISTA E PARTIGIANA.



mercoledì 29 gennaio 2014

VOLEVO FARE IL FASHION BLOGGER MA VESTO MADE IN CHINA

È da un po' che qualsiasi cosa stia facendo sento parlare di fashion blogger. In radio, in tele, per strada, ma soprattutto sul web: habitat preferito di questa adorabile specie. Si definisce fashion blogger chi possiede un fashion blog. Il Fashion blog non fa distinzioni di sesso: fashion blogger può essere sia lei che lui (eeesatto esistono anche uomini fashion blogger! in pole position - nella F1 - troviamo Scott Schuman - "F" sta per fashion e non per Formula).


- Ma cosa fa il / la fashion blogger dalla mattina alla sera?

Ha 'sto cazzo de blog dove posta e riposta veri e propri servizi fotografici che hanno come tema centrale l'outfit, ovvero l'abbinamento creato con i vari vestiti, borse, scarpe e accessori. Oltre ad inserire le foto, il Fblogger generalmente racconta della sua giornata da fashion blogger, che ha sempre come tema centrale la moda, e a fine post inserisce una breve didascalia con i brand degli abiti utilizzati per l'occasione.Il valore del fashion blogger risiede nella portata del pubblico con cui comunica, più il numero di follower è elevato, più ha la possibilità di essere ingaggiato come testimonial per vari marchi, e da qui a diventare stilyst, modella e ospite d'onore è un saltello piccolissimo (dicono). Insomma inizi a contare le mazzette se sfondi, quindi social alla mano e via! perchè sono proprio i social network il punto forte dei "fessio bloghe" (come li chiama mia nonna): instagram, twitter, facebook e flickr i più gettonati. Il Fashion blogger insomma ha rimpiazzato il cinese armato di fotocamera che immortalava anche l'aria, prendendo posto a schiena dritta nella società. Già immagino fashion blogger di tutta Italia riuniti in un partito e carichi di slogan tipo "noi siamo fashion e voi blo" oppure "fashion blogger non è una moda, è moda". E immagino pure manifestazioni antifashion blogger: "gli antifashion", "ti sfAshion" con motti come "volevo fare il fashion blogger ma vesto made in china" - Ora basta immaginare, torniamo a noi.


(A.Marcuzzi in una posa fashion)


- Fashion Blogger everywhere:

I fashion blog hanno preso piede sia tra le celebrità (vedi la Marcuzzi che ha abbandonato lo yogurt per fotografarsi attaccata ai muri con qualche capo d'abbigliamento bizzarro e non) sia tra le persone comuni. Tra le italiane più seguite troviamo infatti una comunissima Chiara Nasti, classificata al secondo posto in italia con 300mila seguaci su instagram, 200mila su facebook e soli 15 anni, insomma una "teen fashion blogger" a tutti gli effetti! Le magliette che indossa e posta fanno sold out il giorno dopo, viene invitata alle sfilate di alta moda e guadagna più dei suoi genitori probabilmente.Chiara è - passatemi il gioco di parole - una chiara dimostrazione che per essere fashion, blogger (e fashion blogger) non bisogna laurearsi o lanciare curriculum ovunque come popcorn al cinema. È tutto a portata di mano, anzi di click! (se sei una teenager ora hai una scusa bella che pronta per abbandonare la scuola:"mamma io mi ritiro dal liceo, vado a fare la fashion blogger!).

Cosi tra uno spritz e qualche sigaretta sfiammata con nonchalance mi ritrovo a parlare di massimi sistemi e a domandarmi: "ma allora anch'io con il mio iphone nella fondina e qualche maglietta griffata potrei essere un fashion blogger?" ma soprattutto:"fashion blogger si nasce? o si diventa?".

Messi da parte questi massimi sistemi credo che il fashion blog sia la chiara dimostrazione di come, in tempi di crisi soprattutto, il web (e più in generale il mondo informatico) sia una delle poche ricette utili a darci ancora speranza per il futuro, specialmente a noi giovani. Grazie a questo universo in molti sono riusciti a trasformare passatempi (vedi i fashion blogger stessi o Frank Matano ad esempio) in veri e propri lavori. Che si dica quel che si voglia degli effetti negativi dei social network sulla vita sociale dei giovani, ma credo non sia corretto soffermarsi soltanto al bicchiere mezzo vuoto,sono convinto anzi sia doveroso tracannare serenamente l'altra metà come uno spritz al beverdì sera.

- R