giovedì 16 gennaio 2014

#coglioniNo, La creatività non conosce mercato.









Vedo con piacere che girano delle campagne di successo in sostegno dei giovani creativi che vengono sfruttati.
Vengo da un funerale.
Quello di una persona che al mio paese tutti amavano, era infatti la celebrità del paese.
Abitava a Roma da anni perché scrittore e giornalista affermato. Lo ricordo al liceo ad una conferenza introdotto dal discorso sdolcinato della mia professoressa.
Oggi scopro che si è suicidato.
Da giovane decise di vendere la sua creatività, queste le sue ultime parole:

"La terrazza gigantesca me la immagino in primavera, quando queste piante rampicanti iniziano a muoversi. Me la immagino con il sole di Roma che anche a fine Dicembre sembra chiamare la primavera, io proprio non l'ho mai conosciuta questa città eterna.

E poi la chiamo sindrome da terrazza , quella che quando guardi giù ti viene un vuoto alla pancia e ci fai pure un pensiero a lasciarti andare di sotto. Amo proprio le terrazze perche' inneggiano al limitare della vita. Da qui' in poi finisce il tuo abitare, da qui' in poi il vuoto che poi vuoto non è. Ci penso sempre a calcolare il danno che mi farei qualora decidessi di buttarmi giù da queste altezze che altezze poi non sono...bastano per farti decisamente male quello si.

Che belli i party in terrazza vista centro storico, i più stratosferici e decadenti perché da qui' sopra non è tanto vedere il panorama, a quello ci si abitua quasi subito, quanto il pensiero che qualcuno ti veda dal basso.
Da giovane in collegio mi insegnavano a tenere i piedi ben saldi a terra e lo sguardo al cielo come metafora per la vita. Credevano loro che sarei finito a baciare i banchi.

E invece no.

Vivo con la mente in una terrazza, coccolato da straccioni borghesi e vi guardo dall'alto al basso. I piedi sono volati per aria quando ho venduto la mia creatività al mercato. Ho creduto di poterla governare giorno e notte per diventare come loro, io nato in collegio e figlio di puttana.
Ho incontrato la capitale in primavera e da quel giorno è iniziato l'inverno della mia vita. Volevo vivere bene, ho plasmato il mio stile di vita vendendo il mio talento. Il clima era buono, la crisi economica e io giovane perdente, sapevo scrivere e ho scritto vendendomi al miglior offerente. Pretendevo che pagassero la mia creatività e gli amici stronzi insistevano perché io mangiassi quelle banconote.

Mi sono fatto corrompere e sono diventato un corrotto. Ho leccato culi potenti sopra quelle terrazze di Roma, ero un perdente che continuava insistentemente a vincere senza chiederlo al corpo.

Non l'ho chiesto alla creatività, ho fatto e basta.
Ora vi lascio sul serio, oggi la mia sindrome da terrazza ha vinto.
Supero quel limite perché è l'ultima cosa che mi rimane da fare. Non ho nemmeno nessuno da salutare a parte te, Matilde. Goditi i miei risparmi e prendi queste righe come testamento."

Io non credo al mercato
Figuriamoci se credo al mercato della creatività.
Anzi mi fa proprio incazzare.
E' un po' come dire che esiste un capitalismo responsabile.

#Ilpuntoevirglolaèdidestra.
A buon intenditor, poche parole;





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