venerdì 4 luglio 2014

Sai cosa ci fa un blogger sotto un cedro? #2


CAP 2: BIRRETTE A BEIRUT

L'aria di Beirut ti colpisce come un pugno nello stomaco.
Cristo che caldo. A tutte le ore. La legge non scritta è ormai quella di uscire solo dopo il tramonto - anche perché siamo in ramadan e le strade si riempiono di persone.

Sabato scorso sono uscito con dei ragazzi libanesi e l'amica finlandese: non ci credevo, erano tali e quali a noi. Studenti, giovani, metallari (!) e beoni. Certo, i giovani sono giovani ovunque, ma non ti aspetti di vedere una ragazza musulmana cagnare perché ha bevuto troppo.

Gli stereotipi non sopravvivono a lungo, a quanto pare.
Forse.

I libanesi sono fantastici - almeno quasi tutti quelli che ho conosciuto. Amichevoli, aperti, disponibili. Alle volte potrei quasi dimenticare che non sono europei; poi iniziano a parlare in dialetto stretto e lo straniamento torna immediato.

L'ostello è fantastico. Sempre pieno di gente, ha due bar dove passo gran parte delle mie giornate studiando o lavorando ad una revisione e dove hai la possibilità di incontrare gente di tutti i tipi: chi avrebbe mai pensato sarebbe stato possibile passare un intero pomeriggio a discutere del Cavaliere, di Žižek, di Dante, di George Martin e di brutal death metal con quattro libanesi e una ragazza americana (che tra l'altro ha partecipato ad Occupy Wall Street)? Eppure.

Non tutto è oro quel che luccica, però. Ho avuto come compagno di stanza un libanese sciita per un pomeriggio e una notte, madonna che personaggio! Ha esordito con un "voi occidentali bianchi cristiani" che mi ha seriamente fatto girare il cazzo. Poi mi ha chiesto meravigliato come mai non ero razzista come tutti gli europei. E ha proseguito con discorsi assurdi su razzismo, stili di vita e cose varie. Davvero una caterva di cagate...

Lunedì sono andato con la mia amica Giorgia a Hamra, un po' più in là di dove abito io (Gemayze). La zona è molto figa, un sacco di negozi, tipo il quartiere bene di Beirut. Tempo di prendere un caffé con Cecilia e via di nuovo a Gemayze. O almeno così pensavamo.

Il bus (leggasi: furgoncino) ci ha messo un 40 minuti buoni per farci fare l'equivalente di 15 minuti a piedi. Il traffico è spettacolare: avete presente i megaingorghi di New York che inevitabilmente compaiono in ogni singolo film americano? Ecco. In ogni dannatissima strada. Robe da non credere.

Beirut mi ricorda un po' Belgrado. Edifici nuovissimi e giusto due metri più in là un palazzo crivellato a ricordarti che qui c'era la guerra davvero e non per finta. In pieno centro. Non voglio pensare come siano i quartieri poveri (dove non si può andare). Un sacco di edifici abbandonati - entrarci, se possibile, si rivela sempre una figata.

Mercoledì ho convinto Marianne, una compagna di corso francese, ad accompagnarmi in una seconda visita a Hamra; quanto finto lusso! Da non crederci. Per fortuna appena si esce un secondo dalle due-tre strade principali si torna alla Beirut tradizionale: cemento e cemento e architettura povera. Davvero affascinante.

Nel nostro peregrinare siamo finiti all'università americana - AUB come la chiamano qui. Avete presente il college tipo nei film americani: ecco. Edifici simil-antichi, architettonicamente molto molto eleganti, un enorme parco, gente che studiava ovunque, campi da tennis e strutture sportive presumibilmente modernissime - un pezzo di mondo alieno nel cuore della città. Dal parco si vedeva la kornish - il lungomare di Beirut - dove intendo andare al più presto.

Una menzione d'onore va ai graffiti sui muri: fantasiosi, divertenti, creativi; c'è quello dei rivoluzionari che fanno a chi grida di più (l'ordine è: normale<hipster<islamista), quello che reclamizza un improbabile progetto spaziale libanese (lo slogan è Put a cedar on the moon), Hello Kitty-Che Guevara, l'unione degli anarchici libanesi e così via...

Per il momento è tutto. Alla settimana prossima per il racconto dei tentativi di convincere gli amici ad andare a Byblos al mare e di come procede col corso di libanese (sto facendo la figura del secchione e ciò non è affatto buono).
(Le foto verranno caricate sulla pagina di Facebook: https://www.facebook.com/kollettivoferramenta555)

Nessun commento:

Posta un commento