mercoledì 27 agosto 2014

Mamma (ancora)… li Turchi




Ovunque andassi durante le mie vacanze salentine, la mezzaluna aveva lasciato dietro di sé una stria di sangue; eccoli lì nel 1480 ad Otranto a sgozzare come capretti ottocento idruntini; eccoli ancora raffigurati in un affresco a mettere a ferro e fuco il convento di turno con tutti i suoi monaci; onnipresenti nei toponimi di quelli che oggi sono note mete balneari e, che ieri furono baluardi difensivi contro i califfi e la loro Jihad. Cresciuto nella tolleranza e nella fiducia ricordo a me stesso che “li Turchi” di ieri non sono “li Turchi” di oggi, né “i Saraceni” di ieri gli arabi di oggi. Seppelliti i loro passati misfatti e ricordati anche quelli dei civilissimi cristiani che dal porto di Brindisi partivano alla volta di Gerusalemme per far razzia di “ogni ben di Dio”, mi sforzo una volta per tutte di scacciare l’onnipresente immagine di quei califfi che a colpi di scimitarra se ne andavano per mari e per monti a guadagnarsi gli eterni favori della sette vergini gaudenti. Ma eccoli , secoli dopo, di nuovo spuntare ancora con le loro scimitarre, ancora con i loro coltellacci, ancora con la loro legge che permettono di intrattenere rapporti sessuali con una capra («Un uomo che ha avuto rapporti sessuali con un animale, ad esempio una pecora, non può mangiarne le carni. Cadrebbe in peccato»), di lapidare un’adultera e se del caso di sgozzare un infedele. Questa volta perdo la pazienza, perdo la tolleranza e mi infurio contro quei beduini che se ne vanno a staccar teste con la stessa normalità con cui mia madre va a far la spesa al mercato. Eccoli di nuovo “li turchi”, eccoli di nuovo “i saraceni”, con lo stessa missione, gli stessi dogmi e gli stessi propositi.

Come dinosauri, più astuti dei dinosauri, i figli dei califfi, si battono per la loro sopravvivenza. Ma l’evoluzione e il progresso non sono cose a cui si sfugge con tanta facilità, richiedono una preparazione sul lungo periodo e un’immobilità ostinata e a qualsiasi prezzo. E se il prezzo da pagare richiedesse la conversione dell’intero pianeta al culto dell’immobilità, bene allora lo si converta; se richiedesse di mozzare le teste degli infedeli, bene, allora si mozzino le teste; se poi la causa ordinasse di annientare definitivamente l’occidente, bene lo si annienti.

Si faccia tutto ciò che piace ad Allah il Grande! Si faccia tutto ciò che piace all’Immobilità! Tutto ciò che piace ad Allah è santo, tutto ciò che non piace ad Allah è peccato e se non lo è per Allah lo è sicuramente per il Profeta o per l’imam o per l’ayatollah del momento. Il progresso non piace, l’immobilità piace. L’immobilità è santità, il progresso è eresia.



Nella cultura del peccato e del potere, che di esso si nutre, non basta l’acqua santa per tergere le macchie della colpa, non basta nemmeno una litania di “ave-Maria” e meno che meno un sentito ravvedimento del peccatore. Nella cultura del peccato, contro l’immoralità, esiste solo il fuoco. Contro l’infedele solo la distruzione.

Ammettiamolo i figli dei califfi sono gli stessi che violentarono le coste europee per tutto il medioevo e oltre; sono gli stessi che assediarono Vienna l’11 Settembre del 1683; sono gli stessi che si vendicarono anni dopo su due innocenti Buddah millenari a Bamiyan. Certo i saraceni di oggi non hanno più quell’aria da mille e una notte ma ciò nonostante, sopravvive (anzi s’è addirittura ringalluzzito) in loro il medesimo gusto kitsch per la morte, lo stesso pervicace odio verso l’occidente e soprattutto quel progetto di un impero religioso mondiale.
E mentre i figli dei califfi venivano cresciuti dai loro padri e madri a pane, latte e odio, l’ occidente peccaminoso dava loro ospitalità con la stessa indulgenza con cui una Cleopatra suicida si ficca tra i seni un aspide. Come è naturale, le serpi, non appena misero su i denti, non tardarono a mordere. Il morso fu spaventosamente doloroso e dopo 318 anni l’occidente aveva un altro 11 settembre da ricordare, un altro 11 settembre da piangere.

Che spettacolo, che beffa.

Allah, Maometto e gli Imam di turno a cui non piaceva il progresso, quella volta di certo lo benedirono. I fini giustificano i mezzi, lo dice anche il Profeta. Utilizzare gli strumenti del male dell’occidente per il giusto fine, non è peccato, anzi, è cosa santa. Poco conta se il misfatto ad Allah il Grande, il Misericordioso, non piacque affatto. Ciò che più contava e conta è che piacesse ai Santoni dalle lunghe barbe, dai nasi aquilini e dagli occhi scuri come la notte, e a questi piacque fino al delirio. Non furono i soli a compiacersene. Lo spettacolo fu applaudito con maligna gioia anche dalle piazze dai lunghi minareti. Per interi giorni e notti lì vi tennero le loro danze, per notti e giorni lì vi accesero falò e bruciarono quel poco che di occidentale v’era rimasto. Per altrettante notti e giorni, l’altra parte del mondo, pianse tremila tra uomini, donne e bambini che di finire tra le braccia di sette vergini gaudenti, o in qualsiasi altro paradiso, proprio non ci pensavano.

“ Mamma li turchi”, erano ritornati o meglio non se ne erano mai andati. L’occidente del ventunesimo secolo (quel giorno più che mai) s’era dimostrato indifeso, impreparato e impaurito. Dove erano finiti i Marco d’Aviano, gli Innocenzo XI, i Giovanni III di Polonia e tutti quegli uomini che trecento anni prima avevano scongiurato il fondamentalismo islamico? Dov’erano nel 2001 e dove sono oggi? Al contrario sappiamo bene dove erano e dove sono i Luigi XIV del nostro secolo: praticamente ovunque.

Erano e sono quelli che hanno avvelenato la verità dei fatti inventandosi che quelle due torri se l’erano abbattute da soli gli americani per fare alla guerra.

Sono gli stessi imbecilli che quando staccarono la testa a Quatrocchi gli diedero del mercenario. Sono quelli che dopo la stage di Nassiriya imbrattano i muri scrivendo “dieci, cento, mille Nassiriya”. Sono quelli che quando si tratta del puzzo degli orrori delle lunghe barbe si tappano il naso ma che al contempo si lagnano immancabilmente dell’olezzo delle nefandezze di quei sporchi Yankee collaborazionisti dei ancor più lordi sionisti. Sono quelli che sciorinano gli Abu Ghraib e altre recenti meschinità made in occidente e omettono con malizia di dire che da noi i Sergenti “Chip” vengono condannati e mai beatificati. Sono quelli che ti paragonano le piazze di Theran, Kabul, Islamabad con la folla cha a Time Square s’era riversata a festeggiare la morte di Osama Bin Laden. Sono quelli che, quasi mai indulgenti nello scrivere e nel parlare, quando si trovano a scrivere e a parlare delle lunghe barbe improvvisamente infarciscono i loro discorsi di “ma” e “però”. Son quelli che predicano la tolleranza e la pace ma che ne ignorano il prezzo. Sono quelli che quando ti infervori, ti rimproverano più o meno velatamente d’essere un intollerante e quindi necessariamente un amico dell’imperialismo americano e un filosionista. Sono sempre quelli che cercano di convincerti che esiste un Islam moderato, un Islam che non sogna di sgozzare tutti gli infedeli, un islam buono e uno minoritario che in bocca loro par essere poco più di una banda di ragazzetti della Via Paal. Sono quelli che salutano con entusiasmo le innumerevoli primavere arabe e s’ostinano a chiamarle rivoluzioni e mai con il loro vero nome: involuzioni. L’elenco dei Luigi XIV è davvero lungo e deprimente così come è deprimente spiegar loro che ciò contro cui ti scagli non ha nulla a che vedere con Allah, né con il suo Profeta e il suo Corano, ma con il dispotismo teocratico di chi dice di agire in nome di Allah, del Profeta e del suo Corano. Contro il potere che abbruttisce e rende ottuse le masse. Contro il potere che sacrifica sugli altari della stupidità troppi uomini e troppe donne. Contro il solito potere che cambia nome e volto ma mai la sua idiota essenza. Contro il potere che non può fare a meno di compiere il suo anatema senza gli Inshallah, deo volente e god willing. E quando gli rimproveri di dimenticarsi di tutto questo e di molto altro, i loro gesti diventano sdegnosi e con naso all’insù ti rendono una vertiginosa lista di occidentalissime negrigure che hai tralasciato. Del tutto inutile sbraitare contro questi che in questo imperfetto occidente, le negrigure noi le chiamiamo negrigure e gli sporchezzi sporchezzi e i crimini, crimini. Né vale la pena che si rammenti loro con quale vergogna e con quale pudore l’occidente convive con la memoria degli Hitler, dei Mussolini, dei Papadopulos, dei Franco e dei Tito e di tutti i Savonarola e Torquemada che lo hanno infestato. Né si obbietti che per ogni Torquemada c’è stato e ci sarà un Sebastien Castellion, per ogni Savonarola un Kant, per ogni Solorzano Pereira un Bartolomè de Las Casas, per ogni Mussolini un popolo resistente e così via. Non si ricordi neppure che l’occidente ha fatto ammenda dei suoi peccati e lo farà ancora e ancora perché vive del dubbio agostiniano e del cogito cartesiano. Non gli si dica nemmeno che lo Statuto di Hamas fa sembrare il Mein Kampf una lettura per educande, né si osi paragonare l’Imam Al Mahdi Scauts alla gioventù Hitleriana. Non s’osi poi affermare che i Fratelli Musulmani, non sono altro dal Fronte Azione Islamica, o dall’ISIS, o dall’ AKP, o dagli Hezbollah, ma sono tutti, nessuno escluso, teste dello stesso Leviatano.

Vale quindi la pena ricordare loro solo un fatto incontrovertibile: Siete occidentali! Questa è la sola cosa che interessa alle lunghe barbe e ai loro coltellacci. Questa è la sola domanda che si porranno, Questa era la sola ed unica cosa che sapevano di James Foley e dei molti altri che lo precedettero e lo seguiranno.

2 commenti:

  1. http://www.ibs.it/code/9788817010641/barnard-paolo/perche-odiano.html

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ugo, tu l'hai letto?
      Io lo lessi quando ancora non capivo un piffero, dovrei ridargli un'occhiata.
      Te lo consiglio, un must per la tua biblioteca.

      Elimina