martedì 30 giugno 2015

ESSERE IMPRODUTTIVO. ( l'importanza del pensiero astratto)






Erano giorni felici, comandava l'infanzia e il tempo lo si poteva relegare al pensiero di un tramonto. Con il passare inesorabile delle stagioni ho imparato a dare il giusto peso ai ricordi lontani, a quelli che arrivano dai giorni più felici di quando ero bambino: a quelle immagini ho dato importanza, la massima autorità di poter essere un riferimento per i pensieri di oggi.
Un sentiero percorso con gli occhi del bambino è un palcoscenico di immagini dinamiche, una piazza popolata di personaggi, di misteri continuamente nuovi ma comunque irrisolti. Dare anima alle pietre strane, popolare il bosco di presenze rumorose e sguscianti era mia abitudine nel tempo scandito dalla serenità. Un mestiere faticoso il mio: quello di ciascun bambino alle prese con un mondo a disposizione.
Mi chiedo come si possa trascurare questa preziosa facoltà, assegnata da non so chi ad ogni bambino fin dalla nascita. Sono quelli gli occhi che ancora oggi mi guidano anche se meno pronti, o meglio, meno allenati a conferire un senso astratto alla realtà.
Eppure non conosco guida più sicura per andare avanti, quella di un tempo immateriale dotato di senso; un senso alto come gli alberi, alto come i pensieri senza tempo dell'infanzia.

" Dunque, se chiudi gli occhi, cosa vedi? "

" Suonano le campane del mezzogiorno in paese, le stradine polverose che si inerpicano fino alla piazza centrale già sono deserte. La stagione del cielo azzurro è alle porte e lo si capisce, non più la brezza che spazza i germogli ma il caldo scirocco che arriva dall'Africa vicina. Camminare al centro della giornata, quando il sole smette di produrre ombra, è affare salvifico.
Tutto è più calmo, tutto è un profumo di spezie accompagnato dal suono dei piatti intavolati. E' domenica a sud, in qualche paese sopra alla collina più alta della regione, sopra alle tavole imbandite dai sapori del Mediterraneo, in ogni casa felice e non, sopra ai tetti governati ad ore dai gatti.
Il tempo è lo stesso di qualsiasi città, l'umanità però è diversa e anche questo lo si capisce se ci cammini a mezzogiorno.
Mi piace pensare che siamo anche questo, nel mio istante domenicale: non solo formiche ma anche cicale.
Un posto dimenticato da Dio:solitamente questa è l'espressione più consona per descrivere quel luogo; eppure, se mai un Dio esiste ed è vero che alla domenica è solito riposarsi, non potrei immaginarmi disegno divino migliore che questo cumulo di case.
Il posto a me assegnato per scontare la mia pena, questo il destino del mio confino. Un paese assolato, a mezzogiorno, un paese con tempi diversi, uomini e donne diversi, stagioni e venti diversi.

Cantano le campane del mezzogiorno in paese e lo fanno con precisione millimetrica. Il suono avvolge le stradine polverose che si inerpicano fino alla piazza centrale. Ormai sono arrivato, il viaggio di un sogno è volto a termine.
L'umanità però è diversa e questo lo si capisce, sguardi impenetrabili dietro alle finestre, la voce del maestrale.
Il treno diretto da Milano non aveva avuto il coraggio di prevedere questa destinazione , le rotaie e il loro canto schietto si: portano a sud, in qualche paese sopra alla collina più alta della regione. Io inadatto, io uomo industrioso in quella piazza gialla di sole d'improvviso inutile."

 Lo chiamo pensiero astratto, un'abitudine sovrana di un punto di vista. Inutile chiederselo, siamo al centro di una patria improduttiva. Il succo dei sogni, un sibilo di sensazioni.

Avrei imparato l'amore per il grano, il pianto e la rabbia, sarei cresciuto con una scorza dura di tartaruga; la lentezza della lumaca che usa l'intero giorno per trapassare una parete mi avrebbe instillato prudenza. Sarei cresciuto accorto ed armonioso. Dagli anziani impagliatori il canto popolare e il buon vino. Dagli animali la spensieratezza e un tralasciare continuo, un non considerare la brama, il puro istinto e il giusto attaccamento. La libertà.

Avrei e non ho...

Conosco però la fortuna di un amore che giunge da quel posto inconcludente, sono fortunato di una fortuna estrema: possiedo quel tempo e adesso che è il mio mezzogiorno, non lo lascerò mai.


                                                              27.06.2015  Sirolo, seconda casa.

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