martedì 10 luglio 2018

Charlie è morto, viva Charlie!




Ora Bulgakov glielo leggi alle margherite.

Charlie Berkanan ci ha lasciati.
Si è spento in silenzio, ma non senza porchi ed eresie, un compagno del Kollettivo.
La vita va avanti, senza Charlie.

Non so molto di lui, non amava parlare di sé. So che era un indifferente amante dei libri. La letteratura era la sua vita - la letteratura e la musica brutta, sporca e cattiva.
Nato in chissà quale fogna dell'universo, si era teletrasportato all'interno del Kollettivo, che aveva hackerato senza ritegno per postare i suoi primi interventi. Gli ho offerto un posto, mi ha mandato a cagare. Dopo qualche giorno, gli ho chiesto nuovamente se era interessato, mi ha scacciato a suon di bestemmie e bottiglie rotte.
Me lo son trovato in soggiorno che scenerava nei fiori di mia madre. Mi ha chiesto semplicemente: "Posso scrivere di libri?"
Ho risposto di sì, certamente. Mi ha mandato a cagare, che non ero il suo padrone; potrei giurare che ci fosse il cadavere di un sorriso sul suo volto.
E l'ha fatto, ha scritto qualche recensione, libri belli e libri brutti. 3 metri sopra il cielo, Pratchett (RIP pure lui).

Stava lavorando a un progetto ambizioso, mi diceva. la rilettura del Libro di Giobbe, della Bibbia. Era fatto così. Compariva vestito di nero, sempre in ritardo, ai ritrovi annuali, scatarrando e, ultimamente, zoppicando e se ne andava senza salutare. Si definiva marxista-satanista, espropriare il clero era il suo chiodo fisso. Non ci sopportava, ci chiamava buonisti. Quando ho scritto i miei pezzi sui musulmani mi ha tenuto al telefono fino alle tre di notte, urlando. Raccontava le barzellette più immonde che io abbia mai ascoltato, tra una birra e l'altra e fumando a ripetizione.

Era un po' che non lo vedevamo. Non ci preoccupavamo, è fatto così, scompare e riappare, ci dicevamo. Non stavolta.

Ci siamo trovati una sera di giugno, ci aveva invitati da lui. Bianco, pulito, ordinato. Ci sorprendeva, come sempre.
Ci aveva accompagnati un suo amico, ci aveva fatti bendare: "Non sia mai che si scopra la mia porco-caverna". Abbiamo parlato tutta la sera del più e del meno - che con Charlie significa parlare di Nietzsche e anarchia, buchi neri e ciò che avrebbe voluto fare alle nostre madri e che non avrebbe mai passato la censura.
Tossiva poco, quella sera. Disse di aver smesso di fumare le sue amate MS arancioni. Un giorno aveva visto un prete accendersene una e gli era passata la voglia; le altre erano da checche.

Una volta venne con noi al Gay Pride. Era vestito di nero, più del solito. Fermava le coppiette - gay, lesbiche, trans, queer, tutti - e le scandalizzava. Chiedeva loro perché volevano essere infelici sposandosi. Loro, che avevano la libertà di chi è già marchiato promiscuo, che non vivevano il terrore della gravidanza inaspettata (esperienza personale? Non lo sapremo mai), loro, che avevano zero privilegi ma anche zero oneri, volevano davvero rendere conto alla gente del loro sesso?
Lo portammo via prima che dei marinai lo coprissero di mazzate.

Charlie aveva ancora progetti.
Voleva parlare di prigione, recensire un libro su galera e tortura. Stava pianificando un tour delle chiese bruciate negli anni '90 in Norvegia. Voleva farsi adottare come dio da una tribù di antropofagi: Africa, Asia, Oceania, America, Europa, ovunque vivessero. Bastava che servissero ragù di anziano, diceva.



Ho saputo ieri che quel famoso amico era un infermiere.

Charlie era uno schifoso bugiardo, lo è stato in quell'occasione e mentre mi sussurrava le sue ultime parole condite di bestemmie prima di spirare.
Da ieri, Charlie non c'è più, ma non c'è da fidarsi - Charlie mente.

Charlie è morto, viva Charlie!



 

Nessun commento:

Posta un commento