domenica 21 aprile 2013

TRE BURLEVOLI SONETTI




S'erpicava sollazzoso il biscione
e squisciacquiando fra le ripe fratte
trasversava al monticello il groppone
con movenze esseggiose, frette e ratte.

In un secondo un secondo figuro
del biscione linguacciuto s'avvide,
e con brividore e sudor fredduro
quatto squittendo si squagliò e s'ombride.

«Topuncolo mio, che situazione!
     – si disse mormoroso il tremolante,
«se non scappo mi smangia in un boccone!»

«Topastro sciocco, piccolo furfante,
     – rispuose gaudeggiando il ser biscione,
«s'eri zitto non faceo colazione!»


Soler non s'uso a desinar co' ciacci,
né ghindar me a pover – o ver di stracci;
plaudar omini volgari non facci
e non mal dico di con ch'i' m'allacci.

A lavorar non m'affatico i bracci
rare e belle fiere v'è mai ch'i' cacci;
quando li nei altrui i' scorgo non tacci!
se m'è caro un loco, v'è 'l dì ch'i' vacci.

Soler non s'uso a viver volgarmente
né sperperando 'l dì facendo niente,
ma piacemi vivere chetamente.

Se la mi' compagnia v'aggrada o gente,
piacquavi allor questo scritto ugualmente:
ove pare 'l che m'infesta la mente.


Ritratto d'un ilare basilisco
Un burloso basilisco beveva
nella chiara fontanella di Chiara,
ch'ignara l'acqua intanto si prendeva
e la versava in una grossa giara.

Scorto ch'ebbe il minuto basilisco,
paventata fece cader la giara.
Si disse: "Non m'ha notata intuisco;
ma dei cocci gliela fo pagar cara!"

Rivolta all'animale disse: «Bruto!
pe' l'orror ho rovesciato la giara:
pagami o ti spacco il muso beccuto!»

ma il povero criatur rispuose: «Cara
tu m'accusi di che non ho commesso.»
e presto trasmutò la donna in sasso.

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