martedì 23 ottobre 2018

2017-2018


Tre pezzi diretti dal biennio 2017-2018.
Avevamo perso l'accesso al blog. Si postava solo sulla pagina.
Il mezzo influisce sulla forma.
E si nota.
Furono post di viaggio. Tra parentesi le dovute indicazioni spazio-temporali.

Ora si raccolgono, per la prima volta, in forma di post.
Chissà, il significato potrebbe cambiare.



I LUOGHI DELLA MEMORIA 1/2

Mi trovo in un luogo della memoria, uno spazio-tempo in cui la geografia si dilata e contrae a piacimento e in cui l'orologio ticchetta a un ritmo comandato dai ricordi.

Questi luoghi vivono una contraddizione insanabile tra nostalgia e riscoperta, in un eterno mutare e permanere. La strada è sempre la stessa, i negozi sono cambiati.
I gesti si rarefanno, lasciando spazio a movimenti meccanici che si ripetono per riflesso. I piedi camminano da soli - la mano si tende a toccare un graffito sul muro sulla via di casa, azione abituale ogni giorno per anni e che ora si ripropone meccanica, come il prurito di un arto fantasma, azionata da un ricordo semisommerso.

Il ritorno, in questi luoghi della memoria, è un'esperienza agrodolce che combina uno sfrenato desiderio di recuperare intimità con la propria esperienza di vita e la consapevolezza di non poter resuscitare ciò che è morto.

Non è questo un andare indietro nè un andare avanti. È una diagonale del proprio percorso, fatta di vivi e di fantasmi. Una strada popolata di visioni ad occhi aperti, fotogrammi che si sovrappongono allo scenario vivo nel tentativo di ricreare qualcosa di irrimediabilmente scivolato in avanti: sulle scale riascolti le voci di chi le percorse con te - ma è una finzione, chi pronunciò le parole che ascolti è su un altro binario, ad un'altra stazione.
E tu stesso ti accingi a ridiventare memoria per gli altri, una storia da raccontare in prima o in terza persona davanti a un fuoco o a un bicchiere.

I luoghi della memoria sono pericolosi, il passato è una droga.
(Trieste, 26.10.18)

Una peculiarità dei luoghi della memoria è che nel visitarli si stabilisce automaticamente una gerarchia dei rapporti umani recuperati.
Non occorrono input di alcun tipo e la separazione è netta, mai graduale, tra rapporti produttivi e ripropositivi.
Per usare parole più semplici, si distinguono gli amici (produttivi) dai conoscenti (ripropositivi), distinzione spesso più labile o invisibile nella quotidianità.
Nel quotidiano il panorama delle relazioni appare come quello che si ammira dal finestrino di un treno in corsa: il paesaggio si confonde, è difficile osservare un albero nella sua individualità - diventa un bosco unico.
Il viaggio nella memoria è invece un'esperienza più statica, simile ad una passeggiata nei campi e rende perciò possibile distinguere con più nitidezza la natura e la forma dei rapporti.
Rapporti produttivi e ripropositivi, quindi; definiamo ripropositivo un rapporto in cui ci si limita a riesplorare un passato comune e a riepilogare quello non condiviso sino a giungere a un imbarazzato silenzio sul presente.
Sono produttive invece le relazioni in cui, a prescindere dal grado di intimità passata (mentre quella presente diventa fondamentale), si supera la fase riepilogativa e si ha la produzione di nuovo materiale di futura memoria.

Nessun rapporto è al sicuro da questo meccanismo: il passato cozza con il presente e passa al setaccio il carattere della relazione senza quasi possibilità di appello. Capita così che un rapporto profondo nel passato venga ricategorizzato come superficiale nel corso di un viaggio in un luogo della memoria. Essendo una diagonale non sempre il rincrociarsi dei sentieri produce lo stesso prodotto di quando si è separata la strada: ognuno viaggia sul proprio binario alla propria velocità.

In queste ricategorizzazioni si situa l'altro pericolo dei luoghi della memoria. È necessario in questi casi abbandonare falsi miti e illusioni passatiste: ciò che è generativo oggi non lo era forse ieri e ciò che è stato produttivo in passato può non esserlo più. Confondere i due tipi di rapporto o peggio forzarli in una categoria o l'altra porta inevitabilmente a frustrazione e delusioni. Il ritorno alla memoria assume quindi una funzione demistificatrice, con risultati a volte piacevoli, a volte dolorosi.

I luoghi della memoria sono quindi da un lato forieri di sogni e allucinazioni, dall'altro provocano bruschi risvegli.
Sta al viaggiatore attento non farsi depistare o ferire inutilmente.
(Trieste, 27-28.10.17)


IL GIUSTO MEDICAMENTO
 
Se non ti ho promesso amicizia non fu per spregio o deliberata malevolenza.
Finalmente uomo della medicina, cerusico di me stesso, ho prescritto una ferrea dieta di promesse non mantenibili e non mantenute al mio spirito: digiuno assoluto e riposo dal senso di colpa.
Mendico di me stesso, non intendo elemosinare misericordia a nessuno - credo di poter finalmente essere più di quanto sia stato finora, se non di bastare a me stesso, di poter esercitare un positivo egoismo, di poter dichiarare e mantenere una lealtà nei miei confronti che si rifletta intorno a me.

Pertanto l'uomo della medicina smette i lisi panni del ciarlatano di paese, dello sciamano da palcoscenico, per inalberare il vessillo di una fede superiore, quella dell'onestà verso sé stessi per essere degni degli altri.
Quanta fatica, tuttavia, quanto pesa questa bandiera, quanto ossigeno richiedono i polmoni per sostenere lo sforzo!

Per questo motivo non ti risposi ciò che mi richiedevi. Avrei causato uguale dolore, salvo aggiungerne ulteriormente una volta che la menzogna fosse divenuta palese e il giuramento d'onore trasformatosi in promessa mancata; valeva dunque la pena di soffrire dal principio l'onestà steccando con dedizione i cocci del proprio perché crescessero sani e diritti e non storti e morbosi.

Quanta acqua passò sotto i ponti dell'universo per portarmi fin qua?
Per attraversare quella porta che conduce alla consapevolezza, quali pedaggi toccò e toccherà ancora pagare?
Le scogliere della pace si ergono di fronte a me ma non paiono più invalicabili.
Ora sono di nuovo un uomo della medicina e nella mia bisaccia porto il giusto medicamento.

Armato di corda e fiducia
(Barcellona, 22.04.18)

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